Le accuse di Rifondazione fanno infuriare Mastella

Le accuse di Rifondazione fanno infuriare Mastella

Il Consiglio provinciale condanna le offese contro Angelo Bagnasco, al quale aveva già espresso la propria solidarietà il presidente Alessandro Repetto. Ma i «distinguo» di Aurelio Macciò, esponente di Rifondazione comunista (in sintonia con le posizioni assunte da Prc e Partito dei comunisti italiani in consiglio comunale che hanno impedito l’apertura del dibattito e la relativa espressione di solidarietà al monsignore) suscitano la dura reazione dell’Udeur, direttamente ispirata dal segretario Clemente Mastella. In Provincia, il capogruppo Udc Andrea Cuneo ha definito l'accaduto «un fatto gravissimo, indegno e riprovevole che offende con la figura dell'arcivescovo anche la dignità civile della città». Si è associato «nel modo più convinto» Roberto Bagnasco, capogruppo di Fi, condannando «il gesto esecrabile che dimostra come si stia davvero toccando il fondo». Per Agostino Bozzo (An) «se trenta o quarant'anni fa un sacerdote, un esponente della Chiesa avesse messo in evidenza le proprie posizioni sarebbe stato un fatto assolutamente pacifico, mentre oggi sta montando troppa insofferenza, soprattutto nei confronti di chi, come la Chiesa è rimasta a lungo, forse troppo a lungo, in silenzio». A questo punto Macciò ha condannato «il gesto stupido e imbecille di chi imbratta un monumento di grande significato e valore religioso, ma anche storico e artistico. Al contempo non ci sembra, al di là delle azioni messe in campo, che a questo episodio si possa automaticamente far risalire una minaccia. La condanna non può essere presa come misura per poter dichiarare qualsiasi cosa, anche offensiva, nei confronti di tante persone e dei provvedimenti all'esame del Parlamento e del Governo sui diritti civili nel nostro Paese». Immediata la presa di posizione dell’Udeur nazionale: «È veramente singolare e grave che esponenti della sinistra radicale, che siedono al governo di questo Paese, non provino quel senso istituzionale che si richiede a chi riveste alti incarichi nella gestione della cosa pubblica.

Il fatto che la sinistra radicale non abbia sentito il dovere morale e istituzionale di solidarizzare con il presidente della Cei desta stupore, preoccupazione e sdegno. È ancor più grave che la sinistra radicale non senta l'obbligo e il peso di esprimere formalmente solidarietà a chi riveste un ruolo tanto importante e significativo, da sempre al servizio della gente».

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