Michela Giachetta
Potranno tornare al loro posto di lavoro i 110 dipendenti dellAcea, che erano stati destinati alla Marco Polo, società gestita per il 51 per cento dallAma e per il 49 dallAcea stessa. Il Tribunale del Lavoro ha condannato lazienda ad annullare i provvedimenti adottati in precedenza, con lobbligo di reintegrare i lavoratori nei loro posti e ad aprire un tavolo di trattative con le organizzazioni sindacali. Si tratta dellultimo e definitivo passo di una vicenda che ha creato notevoli problemi. Per lAcea, infatti, i lavoratori non erano stati messi in mobilità, ma semplicemente indicati come partecipanti a un corso di formazione. Di diverso avviso i sindacati e il consiglio comunale. E anche lo stesso giudice del lavoro, secondo quanto sentenziato. I sindacati avevano ritenuto illegittimo il trasferimento dei 110 lavoratori al centro di Vallenarello per un «corso motivazionale» e hanno denunciato Acea spa per comportamento antisindacale. Trattandosi di mobilità, infatti, i sindacati avrebbero dovuto essere informati della situazione.
Ecco quindi la sentenza del giudice a rimettere ordine nella vicenda. Grande soddisfazione per la decisione è stata espressa dalla Sentinelli, capogruppo del Prc in Campidoglio, che ha sottolineato come «la solidarietà verso i lavoratori è stata espressa in questi giorni anche dal consiglio comunale, il quale, attraverso un ordine del giorno aveva impegnato il sindaco e lassessore competente ad attivarsi, affinchè i vertici aziendali procedessero nella direzione che ieri il tribunale ha preso». Stesse reazioni anche a destra. Il consigliere comunale di An, Luca Malcotti, infatti, esprime «la soddisfazione per il ritiro del provvedimento ordinato dalla magistratura, che dimostra che le proteste dei lavoratori e delle forze politiche erano più che fondate. Resta il rammarico che la Giunta e i vertici di Acea siano rimasti sordi alle indicazioni e ai richiami del Consiglio». Anche il segretario provinciale della Confsal Franco Di Grazia ha espresso soddisfazione per la decisione del giudice.
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