Aconcagua, morta un'italiana. Gravi gli altri tre

Tragedia in Argentina: Elena Senin ha perso la vita insieme alla guida argentina. Altri tre alpinisti sono stati soccorsi a quota 6.700 metri. Erano lì con "Avventure nel mondo". L'angoscia delle famiglie in attesa

Aconcagua, morta un'italiana. Gravi gli altri tre

Buenos Aires - Un'alpinista italiana morta sull’Aconcagua, la cima più alta dell’America Latina. Lo ha riferito un funzionario del consolato italiano, Giorgio Giacomello, sottolineando che gli altri tre alpinisti italiani, che facevano parte del gruppo, sono nelle mani dei soccorsi argentini. Gli alpinisti italiani, due uomini e due donne, sono stati investiti martedì da una violentissima tempesta che li ha obbligati a trovare rifugio sul Ghiacciaio Polacco, una base di partenza usata di solito dagli alpinisti per tentare l’ascensione all’Aconcagua. Della cordata italiana, investita martedì da una violentissima bufera durante l’ascensione alla vetta più alta delle Ande, facevano parte due uomini (nella foto), Matteo Refrigerato, di 35 anni e Mirko Affasio di 39 anni, entrambi originari di Cairo Montenotte, nel savonese, e due donne, Marina Attanasio, di 38 anni, di Milano ed Elena Senin, di 38 anni, di Invrea ma residente a Milano. Una quinta italiana della spedizione, Antonella Targa, è riuscita a tornare in tempo al campo base in salvo.

I soccorsi Sono vivi e si stanno lasciando alle spalle le alte quote e i -25 gradi i tre italiani bloccati da mercoledì sull’Aconcagua. Raggiunti ieri dai soccorritori con cui stanno scendendo dalla montagna più alta del Sudamerica. Nella spedizione è morta mercoledì Elena Senin. A renderlo noto è stato Pietro Tombaccini, console italiano nella città di Mendoza, che ha reso nota anche la morte di Federico Campanini, la guida che li accompagnava e ieri in condizioni molto gravi. 

L'angoscia delle famiglie Sono ore di angoscia in Italia per le quattro famiglie degli alpinisti. Uno dei loro cari è morto, un altro è ferito gravemente ma non si sa chi siano; ad accrescere lo strazio, la notizia giunta in serata della morte di un secondo alpinista, poi smentita sia in Argentina sia dalla Farnesina. A Bragno, una piccola frazione di Cairo Montenotte, in val Bormida, provincia di Savona, abitano i due uomini della piccola comitiva: Matteo Refrigerato e Mirko Affasio. Le loro famiglie risiedono in corso Stalingrado, a poche decine di metri l'una dall'altra. Una pattuglia di carabinieri vigila sulla loro privacy. "Legatissimi e soprattutto innamorati della montagna, passione che condividevano insieme da tanto tempo", dicono di loro in paese. Nessuno dei due è sposato. Refrigerato lavora per l'azienda di famiglia, la Re.Ca. Officine e costruzioni meccaniche di Dego (Savona). Affasio è capo reparto in una grande industria meccanica di Vado Ligure, sempre in provincia di Savona. I due si erano rivolti alla Star Mountain di Finale Ligure, una piccola agenzia di viaggi specializzata che ha messo a loro disposizione la logistica per raggiungere l'Aconcagua, cima che non comporta particolari difficoltà alpinistiche se non per l'altitudine (quasi settemila metri) e le condizioni meteorologiche.

"Avevano una nostra guida locale patentata e sicuramente esperta dell'Aconcagua - spiega Marcello Cominetti uno dei titolari dell'agenzia, anche lui alpinista - ma che ha accompagnato la terza donna del gruppo che ha scelto di tornare indietro, Antonella Targa, al campo base prima dell'ascesa della vetta. Gli altri quattro hanno invece scelto di proseguire con il loro amico argentino". E' lui, secondo le informazioni giunte a Star Mountain, che ha la radio e ha avvisato dell'incidente, lanciando la richiesta di soccorso. "Matteo era un alpinista prudente e con grande esperienza - dice suo zio Renato - avevamo parlato insieme della spedizione e dell'attrezzatura per affrontarla". "Già in passato - dicono di loro alcuni alpinisti della Valbormida - avevano effettuato escursioni in Nepal e in Tibet. Non sono degli sprovveduti. Gente insomma che conosce bene la montagna".

A Ivrea attende con trepidazione notizie il padre di Elena Senin, terza componente della spedizione. Appassionata di montagna sin da bambina, Elena lavora a Milano ed ha 38 anni. A Milano risiede la quarta componente del gruppo, Marina Attanasio, responsabile delle risorse umane della divisione italiana di una multinazionale tedesca della logistica. Ha tirato invece un sospiro di sollievo Mario Accorsi, marito di Antonella Targa, di Sant'Agata Bolognese, l'unica del gruppo ad aver abbandonato l'ascensione prima dell'ultimo strappo verso la vetta.

Non si era sentita bene ed aveva preferito rientrare, accompagnata da una guida. "Di certo Antonella non ripartirà se prima non viene trovato il resto del gruppo, la dovrebbero portare via con la forza..", ha detto Mario Accorsi dopo aver parlato con la moglie.

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