«Acquacetosa» da record: ora punta all’Elite

Ventisei partite disputate e nessun pareggio, rimonta dal penultimo posto

Emiliano Leonardi

Una cosa è davvero certa: se gli allibratori di sua maestà d’Oltremanica scoprissero questa notizia, impazzirebbero di gioia e comincerebbero a quotare persino i risultati dei campionati minori della Capitale. Perché l’impresa dell’«Acquacetosa», formazione che milita fra gli Allievi regionali ha, oltre che del record, le sembianze di un qualcosa di storico: ventisei partite disputate e nessun pareggio. Lo score, insomma, parla chiaro: ovvero la squadra allenata da Stefano Portieri non sa affatto dividere la posta.
O tutto o nulla, dunque. Dopo ventisei giornate, infatti, i biancoblù (pardon, gli «azzurro Savoia») hanno inanellato ben quattordici vittorie e dodici sconfitte. Praticamente un bottino che ad alti livelli sarebbe da zona Uefa. In poche parole, quarantadue lunghezze che permettono ai ragazzi dei campi di via del Baiardo di insediarsi stabili al sesto posto della classifica generale.
Un risultato prestigioso in un campionato che si è presentato fin dall’inizio difficile e in un girone altrettanto insidioso, dove non mancano certo qualità come la grinta, né il carattere. C’è bagarre, ma a quattro partite dalla fine l’Associazione Sportiva Acquacetosa Roma ha la seria possibilità di fare il salto di categoria ed essere promossa nella «Allievi élite», recente innovazione decisa dalla Federcalcio che permetterà alle prime sette di ogni girone degli Allievi regionali di disputare, il prossimo anno, una sorta di supercampionato. Inutile dire che nessun’altra compagine è riuscita a compiere un’impresa simile e, a una attenta osservazione, ci si rende conto che neanche nel calcio professionistico (serie A, B, C1 e C2) c’è una formazione che è riuscita a fare altrettanto.
Sottolineatura doverosa, poi, deve essere riservata al particolare cammino della squadra che dopo nove giornate era penultima in classifica, con due vittorie e sette sconfitte nel carniere. Ed ecco, invece, l’insperata rimonta. Che conferma il buon lavoro di coesione e di rafforzamento del gruppo. Quindi, l’inversione di tendenza: nelle successive diciassette gare la «Portieri’s band» ha perso quattro match e ne ha vinti tredici, l’ultimo dei quali proprio ieri, in casa, contro il San Paolo Ostiense (4 a 0). Visto all’opera l’undici dell’Acquacetosa, non è poi mancato il modo di osservare sugli spalti almeno un paio di genitori dai volti noti. Lì, in prima fila, a trepidare per i figli.
È il caso di Alberto Mandolesi, storica voce giallorosa e di Pino Capua, medico da sempre legato al mondo dello sport e di chiara fede laziale. È bastato poco per capire che il centrale difensivo era figlio del presidente della Commissione antidoping della Figc e che il centrale di centrocampo aveva le sembianze dello speaker di Radio Spazio Aperto. Vista l’amicizia che lega il giornalista al medico, è stato inevitabile pensare a un altro derby anche in casa-Acquacetosa, invece qualcuno è rimasto deluso.
Mentre Michele Mandolesi ha pensato bene di ripercorrere le tappe del tifo paterno, Vincenzo Capua ha «voltato» le spalle alla lazialità del genitore.

Romanisti entrambi, con smacco senza eguali della «par condicio» calcistica. Ma all’interno di una squadra anomala, non poteva mancare un’ulteriore anomalia. Domenica trasferta a Ostia, in casa del Pescatori, vera e propria fucina di campioni. I bookmakers inglesi sono avvisati.

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