Roma

Acque sempre più agitate nel Pdl del Lazio

La crisi del Pdl nel Lazio conosce un nuovo atto a Viterbo. Il presidente della Provincia Marcello Meroi, fresco di successo elettorale, ha rassegnato le sue dimissioni al segretario generale. Un gesto clamoroso ma non imprevisto, che segue il fallimento della riunione di maggioranza tenutasi lunedì pomeriggio, nel corso della quale si sono ulteriormente aggravate le già lancinanti differenze di vedute con l’Udc, che pretende tre assessorati e non mollano di un centimetro, esasperando in particolare la componente ex An-Popolo Etrusco. Le dimissioni di Meroi saranno ufficializzate lunedì in consiglio provinciale. Poi, nel corso delle settimane successive, si cercherà di ricomporre la situazione attraverso le segreterie regionali dei partiti. Se una soluzione non sarà trovata nei prossimi 20 giorni, l’unica strada sarà il commissariamento dell’ente e il ritorno alle urne tra dodici mesi. «L’accordo preelettorale - ricostruisce Vincenzo Piso, coordinatore regionale del Pdl - prevedeva tre assessorati all’Udc. Allora gli ex Fi dissero che erano troppi ma a fronte di qualche contestazione è stato lo stesso Rodolfo Gigli (segretario dell’Udc di Viterbo, ndr) a dire con grande responsabilità che gli accordi dovevano essere anche confortati dai risultati elettorali. Il risultato dell’Udc porta ad avere due assessorati, è matematico».
Altra provincia, altri mal di pancia. A Frosinone non si placano le istanze separatiste provocate dalla mancata assegnazione di un posto di governo regionale a un esponente ciociaro. Piso ieri sera ha incontrato alcuni esponenti del Pdl di Frosinone, per cercare di ricomporre la situazione. Il coordinatore ha rassicurato i vertici locali del partito sulla possibilità di trovare una soluzione, che non sarà facile considerando la questione ancora aperta dei consiglieri regionali uscenti che sono rimasti esclusi dall’esecutivo regionale.
Insomma, che cosa succede nel Pdl laziale, un mese e poco più dopo il trionfo elettorale? Se lo chiede anche l’ex consigliere regionale Donato Robilotta, che dipinge un quoadro a tinte decisamente fosche. «Come gruppo dei non allineati - dice Robilotta - abbiamo contestato il modo con cui loro hanno deciso la delegazione del Pdl nella giunta regionale, senza criteri e solo attraverso una bieca logica spartitoria delle correnti ex An e Fi e di rapporti di amicizia del potente di turno, a Roma un gruppo di sette-otto consiglieri capitolini ha dato vita a laboratorio Roma in aperto contrasto con il vertice del Pdl di Roma, i Presidenti del Pdl delle Province di Latina e Frosinone lanciano la proposta della Regione delle Province, a Viterbo il neopresidente della Provincia del Pdl appena eletto si dimette. Che cos’altro deve accadere per convincerli Piso e Pallone a convocare il coordinamento regionale per discutere, affrontare e tentare di risolvere i problemi che stanno esplodendo?». L’invito, con toni più sarcastici, arriva anche da Francesco Storace, segretario nazionale della Destra: «Berlusconi dia uno sguardo al suo partito nel Lazio, quel che accade è allucinante. A Roma si balla in Campidoglio, a Frosinone si marcia contro la Polverini, a Latina si è buttata giù la giunta, alla Provincia di Viterbo la disarciona il presidente.

Così non si va da nessuna parte».

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