Action okkupa la campagna elettorale

Emanuela Ronzitti

«In un Paese democratico nessuno può impedire a nessun altro di parlare. È l’abc della democrazia», dice il sindaco Walter Veltroni. Come lui, tutti invocano il rispetto delle regole, la difesa della libertà e del pluralismo e la lotta a ogni forma di intolleranza. Di fronte a tante belle parole, però, i fatti dimostrano che nella nostra città, chi ricorre alla violenza, chi predica l’intolleranza, chi la attua e chi opera al fuori della legalità, alla fine si impone. Non c’è altro modo di giudicare quanto è accaduto ieri pomeriggio nella sede del X municipio a Cinecittà, dove centinaia di facinorosi capeggiati dal leader di Action Nunzio D’Erme, hanno occupato l’aula dove doveva tenersi un incontro sui temi dell’emergenza abitativa con il ministro Alemanno, che è anche candidato a sindaco di Roma. Non sono, insomma, bastate le parole di condanna, i tentativi di mediazione con gli occupanti del capo di gabinetto del sindaco Luca Odevaine, le velate minacce di un intervento della polizia. I no-global dei centri sociali avevano deciso di impedire ad Alemanno di parlare (in una sede istituzionale e in un incontro preventivamente autorizzato) e sono pienamente riusciti nel loro intento, ricorrendo all’uso della prevaricazione. Inutilmente il sindaco aveva detto: «Mi auguro che al X municipio si spossa svolgere regolarmente la manifestazione programmata. Nella nostra città intolleranza e violenza di qualsiasi segno non sono né ammissibili né giustificabili». Come, poi, sia finita, si sa.
Pienamente responsabile l’atteggiamento della vittima del sopruso: «Tornerò al X municipio giovedì 2 febbraio - ha spiegato ieri sera Alemanno -. La provocatoria manifestazione del consigliere comunale D’Erme, che prefigura chiaramente un atteggiamento violento e intollerante dentro la sala del municipio, mi induce a rinunciare alla manifestazione per evitare incidenti e per non coinvolgere cittadini innocenti e pacifici in una situazione di tensione». «La mia decisione di non recarmi sul luogo dell’occupazione - ha detto ancora il ministro - è un atto di responsabilità che però non deve significare la rinuncia al diritto democratico di parlare con gli elettori di Roma. Per questo mi appello a prefetto, questore, sindaco e presidente del X Municipio affinché il nostro diritto di parola venga garantito. Isoliamo gli intolleranti - ha concluso Alemanno - per avere una campagna elettorale civile e serena».
Intanto, fino a tarda sera il folto gruppo di giovani attivisti di sinistra - circa duecento e tutti incappucciati - ha continuato a presidiare la sede municipale sfoderando slogan inneggianti all’antifascismo: «Qui i fascisti non entrano, Alemanno vattene dal nostro territorio democratico». L’aula consiliare si è trasformata in un luogo di bivacco invasa da centinaia di bottiglie di birra e da una nuvola di fumo dall’odore inequivocabile di spinelli, proprio il luogo che dovrebbe rappresentare la legalità. E tutto sotto gli occhi dei vigili urbani, della polizia e dei carabinieri che avevano ricevuto l’ordine di controllare la situazione senza provocare incidenti. Il successo dell’azione di forza ha galvanizzato i no-global: «Oggi (ieri, ndr) era proprio il giorno sbagliato per un convegno del genere - ha ammonito Fabrizio Nizi, esponente di Action - stiamo ancora festeggiando per il pronunciamento di ieri del Tar del Lazio sulle requisizioni di case sfitte operate dal presidente Medici». E poi ha attaccato il ministro: «Non ha risolto assolutamente nulla con lo slittamento degli sfratti».
In serata raffica di critiche dal centrodestra. Per Rosalba Valori, consigliere municipale di An, bersaglio di Action durante l’invasione, «è stato un attentato alla democrazia, gli alleati di Veltroni hanno impedito al ministro di poter parlare liberamente dei problemi dei cittadini».

Per il vicepresidente del consiglio comunale Fabio Schiuma la causa scatenante dell’invasione è il fatto che «agli autonomi non va giù che sia stato Alemanno il promotore del blocco degli sfratti deciso martedì dal Governo»; per Malcotti è invece il momento che «la sinistra faccia chiarezza sul suo rapporto con la violenza politica».

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