Adalberto di Casauria

Ecco un nome fortemente rappresentato negli annali della santità cristiana. Esso infatti designa ben quindici personaggi che la Chiesa annovera tra i suoi santi e beati. L’Adalberto di oggi era un benedettino del monastero di Casauria, dalle parti di Pescara. Visse nell’XI secolo al tempo in cui era abate il b. Guido, che viene ricordato nello stesso giorno. Guido assunse la direzione di Casauria nel 1024, trovando il monastero praticamente in rovina. Per prima cosa si fece riconfermare i diritti e i privilegi dall’imperatore Corrado II, poi mise mano alla ricostruzione. Tra difficoltà e miracoli riuscì a far rifiorire la comunità e morì nel 1045, lasciando il complesso monastico in piena espansione. Adalberto, come abbiamo detto, era uno dei suoi monaci. Ottenne dall’abate il permesso di ritirarsi a vita eremitica nei boschi abruzzesi ma, sparsasi in breve la fama dei suoi miracoli, dovette più volte cambiare luogo per evitare il viavai di visitatori e soprattutto gli elogi. Ogni tanto, però, scendeva dai suoi rifugi per restaurare romitori o fondarne di nuovi. Anch’egli fece ricorso ai privilegi imperiali (l’imperatore era Enrico III) per dotarne le chiese, da lui fatte edificare verso il 1047, della SS. Trinità e di San Quirico.

Tra parentesi, la parola «privilegio» è diventata odiosa all’egualitarismo di derivazione giacobina, ma viene dal latino «privata lex» e sta a significare solo un diritto personale; la giustizia era fatta salva perché, in pratica, nel Medioevo di «privilegi» ne avevano un po’ tutti. Di Adalberto non si conosce l’anno della morte.

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