È morto ieri mattina, dopo una lunga malattia, il vescovo di Frosinone Salvatore Boccaccio. «Romano de Roma», come amava ripetere, era nato nella capitale 70 anni fa e appena dodicenne entrò nel Pontificio seminario Romano, per poi seguire gli studi allUniversità Lateranense, prima dellordinazione sacerdotale nel 1963. Per i 15 anni successivi è stato parroco soprattutto nelle zone periferiche di Roma, da San Giovanni de Rossi alla chiesa dei Protomartiri e alla nuova borgata Palmarola, sorta negli anni 1970 e allora quasi completamente abusiva, con la prima chiesa ospitata in uno scantinato, ma anche a Santa Brigida e al Prenestino. Insegnante al liceo Castelnuovo, Boccaccio è stato anche delegato per luniversità Cattolica e lOpera Romana Pellegrinaggi. Nel 1987 venne nominato vescovo ausiliario di Roma, con delega per la zona nord della città, e cinque anni dopo nominato vescovo di Sabina-Poggio Mirteto. Nel 1999 il suo arrivo a Frosinone, che ha preso a considerare la sua terra e dove ha deciso di riposare per sempre. In questi otto anni è stato al centro di tante battaglie anche sociali, dalla disoccupazione allusura, due delle piaghe che più di altre toccano da vicino la Ciociaria. Da ultimo si era speso anche per la possibilità che a Frosinone venisse costruito il terzo aeroporto del Lazio, ritenuto da Boccaccio come una nuova opportunità di sviluppo e di occupazione, soprattutto per tanti giovani.
Memorabile resta la visita, fortemente voluta dal vescovo, di Giovanni Paolo II a Frosinone, appena cinque giorni dopo i tragici fatti delle torri gemelle.
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