Claustrofobia addio. Potrebbe essere questo il motto che accompagna il nuovissimo macchinario per la risonanza magnetica messo a punto dalla filiera genovese del gruppo Malacalza. La novità assoluta sta nella cosiddetta geometria «aperta»: i pazienti non dovranno più essere introdotti nell'apparecchio mantenendo una posizione supina, ma sarà possibile effettuare una diagnosi da qualunque posizione e per qualunque parte del corpo, senza avere una lastra di ferro a pochi centimetri di distanza. Nell'ultimo decennio la risonanza magnetica ha preso sempre più campo in ambito ospedaliero, per via della sua assenza di effetti collaterali sull'organismo umano (i vecchi esami radiologici esponevano il corpo umano a radiazioni nocive, seppure in dosi molto limitate), tuttavia molti erano i pazienti che avvertivano un senso di disagio nel sottoporsi ad una risonanza magnetica, anche senza avere mai sofferto di claustrofobia. «Ora invece - ha spiegato ieri Enzo Carrone durante la conferenza stampa di presentazione del nuovo macchinario presso i laboratori dell'ASG Superconductors di Corso Perrone - il paziente avrà un approccio meno ospedaliero: sarà messo a suo agio, con i familiari che potranno assistere a brevissima distanza. Ma soprattutto saranno possibili esami che prima non erano permessi, come quelli alla colonna vertebrale».
L'unico aspetto ancora da migliorare è quello della risoluzione delle immagini: il nuovo apparato utilizza campi magnetici di minor intensità, dunque l'immagine risulta inevitabilmente di definizione inferiore. Sul piatto della bilancia degli aspetti innovativi, l'abbandono dei cosiddetti «liquidi criogenici» come l'Elio liquido (volatili, difficilmente recuperabili una volta utilizzati e quindi molto costosi). Il nuovo macchinario sfrutta le nuove tecnologie basate sul dibroruro di magnesio, tecnologie sviluppate proprio qui a Genova e che potranno essere applicate anche ad altri campi di ricerca, come la Fisica delle Alte Energie (ad esempio nello studio dei plasmi o degli acceleratori di particelle). Il rapporto prestazioni/prezzo del prodotto è così passato da circa 1 milione di euro a 800 mila euro. Il primo macchinario funzionante - rivela la staff di questa filiera nata intorno al gruppo genovese Malacalza (ASG Supercoductors, Columbus Supercondutors e Paramed) - è già in fase di vendita ad un ente ospedaliero italiano (si sa solo che non si tratta di Genova).
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