Guido Mattioni
Lui, il suo Winchester, non lo ricaricava mai. Sparava, sparava e sparava ancora. Ma Lui poteva farlo. Perché Lui era John Wayne, Lui era la Frontiera, Lui era la Leggenda. E il suo Winchester con Lui. Ma così come un brutto giorno è finita la Frontiera; così come si è sbiadito il dagherrotipo della Leggenda; e così come, infine (da non credere!) è morto perfino il vecchio John... be adesso anche per il Winchester è arrivata lultima ora.
A condannare il fucile «che conquistò il West» - così è passato alla Storia dopo aver scritto buona parte della Leggenda - non è stato un coraggioso sceriffo, ma un grigio manipolo di revisori contabili. Gente con la camicia sempre immacolata, ma irrimediabilmente senzanima; gente che guarda solo al segno più sulla bottom line, lultima riga dei bilanci e se ne frega di miti e leggende.
Così, se non ci sarà unimprobabile grazia dellultima ora - sotto le spoglie di un compratore interessato a rilevarla e rilanciarla - il 31 marzo la fabbrica Winchester di New Haven, nel Connecticut, chiuderà per sempre mandando a casa gli ultimi 186 dipendenti. I superstiti di quellesercito in tuta che durante la Seconda guerra mondiale era arrivato a 19mila unità. Ma dalla fine del conflitto, la domanda di quello che fu il primo fucile a ripetizione, fedele compagno di pionieri e soldati, di sceriffi e malviventi, di cercatori doro e guidatori di diligenze, era andata lentamente ma inarrestabilmente calando. Fino quasi a scomparire. Convincendo così i vertici della casa madre, la US Repeating Arms di Morgan, nello Utah, a decidere di sospendere per sempre la produzione se non sarà trovato un compratore.
Era stato Oliver F. Winchester (F stava per Fisher), industriale tessile newyorkese, ma in seguito anche uomo politico con importanti incarichi pubblici per i Repubblicani, a intuire che in quellenorme Paese dalla crescita turbolenta e tumultuosa le armi avrebbero finito con lassumere unimportanza pari se non superiore a quella della della cotonina che lui produceva. Così, nel 1850, aveva investito parecchi dollari nella neonata Volcanic Repeating Arms. E altri ne aveva aggiunti via via, fino a diventarne il primo azionista nel 1856. Quasi alla vigilia della Guerra Civile, che sarebbe iniziata nel 1861 dando un impulso straordinario alla produzione della fabbrica di New Haven (che allepoca, tuttavia, sfornava perlopiù fucili a monocarica, ancora i preferiti dallesercito), consentendo allimprenditore di investire risorse nello sviluppo del modello a ripetizione, affidato alla genialità del tecnico Beniamin Tyler Henry. Ma dalla fine della guerra, nel 1866, «il» Winchester, quel fucile con il serbatoio di proiettili dalla stupefacente velocità di ricarica garantita dallingegnoso meccanismo a leva e dallinsuperabile precisione, fu scelto proprio per queste sue doti dai civili diretti verso il West. E al loro fianco avrebbe invaso il mare derba della prateria, attraversato deserti e scalato le Montagne Rocciose. Accompagnando in quellaffannosa corsa verso una nuova vita onesti contadini e banditi, predicatori e puttane, venditori di lozioni miracolose e cacciatori di bufali, lavandai cinesi e droghieri irlandesi. Insomma, quelleterogeneo coacervo di persone dalle mille razze e dalle mille storie che avrebbe miracolosamente fatto nascere la più grande potenza mondiale.
E la famiglia Winchester? Morto Oliver, nel 1880, le redini aziendali passarono al figlio William, stroncato però nello stesso anno dalla tbc. Un colpo dal quale mamma Sarah, già uscita di senno per la perdita di una figlia in tenera età, non si sarebbe più ripresa. Convinta che sulla famiglia ci fosse la maledizione dei troppi morti ammazzati dai colpi di Winchester, vendute le sue azioni (20 milioni di dollari) si trasferì a San Josè, in California.
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