
"Il cattivo che tutti amano odiare". E non c'è dubbio che la definizione (coniata per Edward G. Robinson, villain hollywoodiano) si attagli perfettamente anche a Remo Girone. È infatti al "cattivo" più odioso e popolare della fiction tv anni Ottanta Tano Cariddi: gelido e imperturbabile mafioso coprotagonista de La Piovra, la serie Rai di maggior successo dal 1984 al 2001- che il bravo attore, improvvisamente scomparso ieri nella sua casa di Monaco a 76 anni, doveva la sua inattesa, esplosiva popolarità. Il protagonista de La Piovra era in realtà Michele Placido, alias commissario Cattani; ma la fantasia di una platea straripante e internazionale (10 milioni gli spettatori della serie, con punte di 15; 80 i paesi in cui la venne esportata) fu inaspettatamente colpita dal suo antagonista Tano; un faccendiere colto e geniale - vagamente ispirato a Michele Sindona- cui il sensibile Girone conferiva una compostezza emotiva e una signorilità di modi assolutamente inedita, per i mafiosi raccontati dal cinema.
Arrivato solo alla terza delle dieci stagioni della serie, e in una posizione defilata, il personaggio aumentò esponenzialmente d'importanza mano a mano che il pubblico s'appassionava al suo fascinoso ritratto, gelido eppure accattivante. Il successo fu tale da trasformarlo in un divo delle copertine.
Eppure Remo Girone non è stato solo Tano Cariddi. Nato ad Asmara, in Eritrea, il 1° dicembre 1948, è stato attore di raffinata formazione teatrale ed esordì nel 1978 al Festival di Spoleto, con una famosa messinscena d'avanguardia firmata Giancarlo Sepe, Accademia Ackerman (fu in quella compagnia che conobbe la futura moglie, l'attrice Victoria Zinny) per poi essere arruolato da registi del calibro di Orazio Costa, Peter Stein, Luca Ronconi.
Ancora d'impronta teatrale il suo primo ruolo da protagonista al cinema, nel Gabbiano che Marco Bellocchio trasse da Checov; e ancora checoviano il personaggio di Zio Vanja che nel 96 gli fece vincere il prestigioso premio del Festival Teatrale di Edimburgo.
Ne consegue che tutte ugualmente accurate, sensibili e intense risultassero le prestazioni che offrì al cinema, spesso al servizio di firme importanti: Pasquale Squitieri (Corleone), Ettore Scola (Il viaggio di Capitan Fracassa), Damiano Damiani (L'angelo con la pistola), Krzystof Zanussi (Il sole nero). Eppure: destino - e condanna- della vasta popolarità.
Nonostante un simile curriculum
il bravo Girone rimase sempre incatenato al suo "mafioso col colletto bianco". Senza mai lamentarsene, naturalmente. Ma sempre guardando a certe bizzarrie del successo con quel suo sguardo di ironico, signorile distacco.