Addio a Talamona, amato anche dagli avversari

Ieri una folla commossa ai funerali dell’assessore. Albertini: «Orgoglioso di essere stato suo amico»

Addio a Talamona, amato anche dagli avversari

Sabrina Cottone

Era un uomo che piaceva agli avversari politici, Mario Talamona. E ieri coloro che facevano le pulci a ogni riga dei suoi bilanci e a ogni colonna dei suoi rendiconti erano in prima fila a rendergli omaggio a Palazzo Marino, nella camera ardente allestita in Sala Alessi. «Sono orgoglioso di essere stato amico di Talamona» lo ha salutato il sindaco, Gabriele Albertini, nel suo discorso di addio, ricordando gli «occhi azzurrissimi» e l’ultima telefonata di lavoro avvenuta il giorno prima della morte, quando il professore parlava ancora del futuro della sua città adottiva da assessore al Bilancio.
Una lenta sfilata di amici, colleghi, studenti, cittadini, gli ha reso l’ultimo omaggio in Comune e poi ai funerali, celebrati nella chiesa di San Gioachimo, e in questo venerdì santo don Paolo Citran ha citato un passo delle Sacre Scritture in cui Pietro parla di Cristo e dice: «È passato facendo del bene». Il professore convinceva tutti, anche chi ne contestava le tesi economiche. «Una persona umanamente apprezzabile, un avversario leale, anche se sul piano delle dottrine politiche eravamo divisi su tutto» lo ricorda il neo onorevole Daniele Farina, il portavoce del Leoncavallo che non ha e non avrebbe potuto condividere il suo «partire da Keynes per poi navigare nel mare magnum del liberismo». E però la stima intellettuale si avverte, riecheggia anche nelle parole di un altro contestatore a prescindere, Basilio Rizzo: «Era un uomo pieno di ironia e di senso delle istituzioni. Non mancava mai a una commissione ed è cosa rara». Ricorda un giorno del 2003 in cui volle leggere a tutti i costi fino in fondo la sua relazione in aula, tra le contestazioni dell’opposizione che cercava in ogni modo di interromperlo: «Ripensandoci, agiva per difendere l’istituzione, aveva ragione almeno quanta ne avevamo noi».


Talamona ha ricevuto l’Ambrogino d’oro nel 1988 e Paolo Pillitteri, il sindaco che aveva deciso di premiarlo con la benemerenza civica, lo ha omaggiato ancora nella camera ardente e ha ricordato le convinzioni comuni: «Era uno dei più moderni esperti di economia ed era un socialista, è stato consigliere e membro dell’assemblea nazionale del Psi».

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