Addio tutor, i sindacati cancellano la «Moratti»

Il centrodestra contesta la decisione del ministro Fioroni: «Parlamento aggirato»

Francesca Angeli

da Roma

Cancellato l’insegnante tutor nella scuola elementare. Soppresse le nuove professionalità che avrebbero reso possibile l’ingresso nella scuola dell’infanzia prima dei tre anni. Sottratta l’opportunità di assumere docenti esterni anche per l’insegnamento delle materie curriculari, quelle non facoltative. I sindacati (Cgil, Cisl, Uil e Snals) hanno raggiunto, con loro piena soddisfazione, l’accordo con il governo per la ridefinizione della figura docente alla luce delle novità introdotte dalla riforma Moratti nella precedente legislatura. Un accordo che butta nel cestino la figura chiave della riforma del centrodestra: il tutor. Ma l’opposizione non ci sta e promette battaglia in sede istituzionale e pure giudiziaria.
La trattativa aperta dal precedente governo si era arenata visto che il ministro non voleva rinunciare alla nuova figura del docente-tutor. Ora con il cambio di guida al timone del ministero la trattativa si è chiusa in discesa: l’Aran (l’agenzia che rappresenta il governo) ha accolto tutte le richieste del sindacato. La riforma prevedeva un modello rigido per la scuola primaria, le elementari: 18 ore frontali, ossia di insegnamento in classe, per un unico docente, il tutor. A questo insegnante veniva affidato il compito di orientare lo studente, coordinare il lavoro degli altri insegnanti, gestire i rapporti con i genitori. Questi compiti, già previsti dal contratto, verranno svolti da tutti gli insegnanti, come già accadeva in passato, spiegano i sindacati. E le scuole che hanno già messo in piedi le classi sulla base della riforma con un tutor a 18 ore? Dovranno fare marcia indietro. Ma per il segretario generale della Uil-scuola, Massimo Di Menna, gli istituti che avevano abbracciato la riforma erano una minoranza dunque, dice, l’abrogazione del tutor «avrà scarse conseguenze pratiche».
Ma è possibile con una trattativa sindacale cancellare una norma di legge senza aggirare le prerogative parlamentari? Per i sindacati e anche per il ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, è tutto in regola: la riforma conteneva indicazioni sui rapporti di lavoro che sono materia contrattuale ed è previsto dalla legge che questa materia debba essere oggetto di trattativa in sede di contratto. «Nessuna abrogazione ma rispetto della contrattazione e dell'autonomia delle scuole», dice il ministro.
Non la pensa così l’opposizione. Il senatore Gaetano Quagliarello di Forza Italia ritiene l’atto «palesemente illegittimo». «In sede contrattuale - dice - è stata disapplicata la parte della riforma Moratti sulla scuola primaria che garantiva centralità all’individuo e collaborazione tra scuola e famiglia».

Quagliariello ha già portato la questione sul tavolo del presidente di Palazzo Madama, Franco Marini, sottolineando la gravità di una procedura che non rispetta le istituzioni e aggira l’iter parlamentare, dicendosi pronto ad una battaglia «nelle sedi istituzionali e anche giudiziarie».

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