Pochi giorni fa avevamo scritto parole di amara delusione per la mancata modifica del codice della strada, laddove si era deciso che non solo i privati cittadini, ma che anche i medici veterinari non avrebbero avuto diritto a un'eccezione nell'esercizio urgente della loro professione. In altri termini si sarebbe verificato che, di fronte a un animale domestico o selvatico, incidentato, neanche il medico veterinario e neanche con opportuno mezzo, a ciò attrezzato, avrebbe potuto infrangere (con le ovvie cautele dovute) il limite di velocità per tentare di salvare la vita al traumatizzato. L'Associazione medici veterinari italiani (Anmvi) chiedeva, da tempo, che venisse riconosciuto lo stato di necessità per il trasporto di un animale in gravi condizioni di salute, in questo supportata dall'Associazione veterinari titolari di struttura (Assovet) che, attraverso le parole del suo presidente, Massimo Raviola, ribadiva come quella del medico veterinario fosse una professione medica appunto a 360 gradi con pesanti responsabilità nel prevenire e gestire traumi e malattia potenzialmente trasmissibile all'uomo. I veterinari sono medici dunque e non medici di serie B con tutto quanto a ciò consegue, anche la possibilità di spingere un tantino sull'acceleratore in caso di emergenza, come avviene non solo per il medico «umano», ma anche per chi si trovi a sventolare fuori dal finestrino un fazzoletto bianco, segnalando che, a bordo, c'è un malato grave che necessita di qualche precedenza.
Del resto si andava configurando, nel nuovo codice della strada, una pesante contraddizione. Giustamente il legislatore riteneva opportuno di introdurre il reato di omissione di soccorso anche per animali d'affezione, zootecnici o selvatici protetti. Chiunque si imbatta in un animale incidentato sulla strada non può più voltarsi dall'altra parte, o peggio passarci sopra per divertimento come accade sovente per delinquenti patentati (è il caso di dirlo), ma deve fermarsi a prestare soccorso, altrimenti incorre in una sanzione amministrativa. Quello che mancava evidentemente era la possibilità di soccorrere fattivamente l'animale, usando qualche eccezione alle norme del codice. Ieri l'altro, il Senato, approvando l'articolo 32 in materia di sicurezza stradale, ha rimediato, stabilendo che chi si occupa della cura urgente di un animale incidentato non può essere sanzionato, anche se supera il limite di velocità mentre raggiunge la struttura veterinaria. Esulta la Lav che ha combattuto a lungo per ottenere questo scopo. «È stato equiparato l'aiuto ad un animale in gravi condizioni di salute a quello che si deve a una persona e l'obbligo di fermarsi in caso di incidente che finora si doveva anche per il solo danneggiamento di cose» ha dichiarato Gianluca Felicetti, presidente della Lav. Oggi il Parlamento ha aggiunto un altro tassello al riconoscimento dei diritti degli animali».
Ringraziamenti trasversali, anche da parte nostra, ai senatori Amati e Filippi (Pd), al relatore Cicolani (Pdl), all'on. Giammanco (Pdl) e ai componenti dell'Intergruppo parlamentare animali, artefici di questo passo in avanti di civiltà.
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