«Adesso basta con il cemento selvaggio»

Presidente Lombardo, lei è stato da più parti additato come uno dei responsabili della tragedia di Messina. Il suo governo avrebbe dovuto inviare gli aiuti per mettere in sicurezza la zona e invece gli aiuti non sono mai partiti. Come si difende?
«Dovrò capire cosa è successo»
Quindi i soldi lei li aveva stanziati?
«Dobbiamo capire perché le risorse, poche o molte che fossero, hanno imboccato altre strade».
Cercherà i colpevoli?
«Analizzeremo eventuali responsabilità di ritardi e di disposizioni non eseguite ed eventualmente puniremo i responsabili. Di sicuro posso dire che nel tempo sono stati commessi tanti errori. Dobbiamo capire cosa non ha funzionato negli ultimi tempi. E se l’argine degli Enti locali sul tema dell’edificazione non è sufficiente, vedremo di collocarlo ad un livello diverso».
È sempre convinto che quella di Messina sia stata una tragedia annunciata?
«Ho subito detto che si poteva parlare di tragedia annunciata, ovviamente considerate le caratteristiche del territorio. A Giampilieri ci sono case costruite in un passato lontano. Nella collina accanto c’erano coltivazioni e alberi che con le loro radici stabilizzavano il terreno. Poi l’agricoltura di queste zone è entrata in crisi e il territorio è stato abbandonato. Poi ancora sono arrivati gli incendi e adesso le piogge torrenziali. Il disastro nasce da questi aspetti. O meglio, anche da questi aspetti».
Adesso però qualche soldo la Regione l’ha trovato. Sono pronti venti milioni di euro per le emergenze di Giampilieri e Scaletta, i luoghi colpiti dall’ultima alluvione, e Falcone, sommersa dal fango lo scorso anno.
«Siamo riusciti a trovare le risorse che ci servivano, ma ovviamente serviranno anche altri fondi che speriamo arrivino dal governo nazionale. Abbiamo a disposizione risorse del vecchio Fas (fondo aree sottoutilizzate ndr)».
Se si fosse fatta prevenzione forse si sarebbe potuta evitare questa tragedia. Adesso sono in arrivo i fondi che consentiranno di effettuare questi lavori. Basteranno?
«Chiariamo un fatto: il problema non sono solo i soldi. Bisogna ripensare attentamente tutta la gestione del territorio. Troppe volte negli ultimi anni il nostro paesaggio è stato violentato. Ora c’è bisogno di attenzione, di controllo, di verifiche. Altrimenti diventa tutto inutile».
Intanto però c’è da ricostruire. Le è stato affidato il ruolo di commissario per l’emergenza. Quali saranno i primi passi?
«Ci troviamo di fronte a un’enorme responsabilità. Faremo fino in fondo la nostra parte, lavorando attentamente per risolvere le criticità del territorio. L’obiettivo è evitare di alzare altri muri di cemento e provare a rinaturalizzare le zone a rischio».
Ma in concreto cosa si può e si deve fare?
«Vanno ripensati gli interventi nel territorio, bisogna fermare l’abusivismo edilizio, la cementificazione dei fiumi e dei torrenti, le costruzioni selvagge, altri attacchi sconsiderati ai delicati equilibri ecologici. Bisogno guardare all’ambiente quando si costruisce, altrimenti si rischia che tragedie come questa si ripetano ancora. Non ce lo possiamo permettere. Dobbiamo fare in modo che non accadano più».
Questa però intanto è arrivata, proprio in uno dei territori considerati più a rischio. Eppure le criticità di queste zone erano state segnalate.
«La nostra priorità adesso deve essere quella di ricostruire, stando attenti a rispettare le caratteristiche del territorio e puntando a non cementificare in modo incontrollato».
A proposito di cemento.

In arrivo ce n’è tanto, verrà utilizzato per la costruzione del ponte sullo Stretto; quel ponte che continua a provocare tante discussioni. Lei che ne pensa?
«Giudico fuori luogo i dubbi sul ponte sullo Stretto. La sicurezza idrogeologica è sacrosanta, ma trovo sia meschino strumentalizzarla contro lo sviluppo della nostra terra».

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