Economia

Adesso la Cina vuole gli elicotteri italiani

PechinoIl «made in Italy»? Espressione che i cinesi evitano quasi con garbato distacco. Preferiscono parlare di «made by Italians». Vale a dire i prodotti simbolo del Belpaese. L’agroalimentare, le automobili di lusso e i prodotti tessili di alta gamma registrano successi impensabili: +41% nell’agroalimentare, 220 Ferrari, 350 Maserati e 80 Lamborghini vendute nel 2008 nonostante una salatissima tassa sui beni di lusso. Ottanta milioni di ricchi, 300 milioni di benestanti. Un miliardo scarso di poveri. È la nuova Cina secondo il modello russo. La missione del sottosegretario allo Sviluppo economico, Adolfo Urso, ha ritrovato, dopo due anni, un Paese ancora più impegnato in uno sviluppo frenetico nonostante la crisi mondiale. I rapporti tra Pechino e Roma sono sempre più forti con un interscambio che dai 9,14 miliardi di dollari del 2002 è balzato ai 31,38 miliardi del 2007. L’Italia è il terzo partner commerciale assoluto in ambito Ue.
La missione di Urso, accompagnato dall’ad di Simest, Massimo D’Aiuto, e dal presidente dell’Ice, Umberto Vattani, è iniziata a Chongqing, capitale di una regione con circa 34 milioni di abitanti. Quest’area, dove confluiscono il Fiume azzurro e il Fiume giallo, è il motore della politica di sviluppo per colmare il gap tra regioni costiere e regioni interne della Cina. Non a caso Pechino ha inviato nella regione l’influente membro del Politburo del Partito comunista cinese ed ex ministro del Commercio estero, Bo Xilai.
E proprio da Bo Xilai è arrivata la prima, forte richiesta: «Chiediamo a Finmeccanica di aprire un insediamento produttivo nella nostra regione per la produzione di elicotteri Agusta-Westland». E ha ricordato l’esperienza di Airbus con il suo stabilimento, già operativo a Tijanjin. In Cina Finmeccanica è già impegnata in diversi settori: trasporti, sicurezza civile, comunicazioni, ambiente ed energia. In particolare è in avanzata fase di trattative la costituzione di una joint venture per la gestione del porto fluviale di Chongqing, mentre Ansaldo Breda lavora alla costituzione di un consorzio per la metropolitana e per la costruzione di treni ad alta velocità.
Tuttavia il principale investitore italiano in Cina è sempre Fiat con il marchio Iveco (veicoli pesanti). Ma è già ultimato il secondo stabilimento per lo sviluppo della motoristica, la cui produzione dovrebbe iniziare in gennaio. Segue Piaggio con l’insediamento di Foshan.

Il gruppo di Colaninno è interessato ad ampliare la sua collaborazione con il colosso Zongshen anche in altri settori.

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