Una commedia degli equivoci impostata come un musical. «Voglia di successo e di corna: temi attuali, ma privi di volgarità. Si tratta di una commedia allegra e pulita che non parla dei massimi sistemi e non lancia messaggi» dice tutto dun fiato Gino Landi regista del Letto ovale, strepitosa macchina per risate scritta per la scena londinese negli anni Sessanta da Ray Cooney e John Chapman. Lo spettacolo debutterà questa sera al Sistina e racconta una storia dei nostri tempi, goderecci e confusi. A Milano, in un salotto borghese, sintrecciano le storie di due coppie a confronto: come da copione cè chi tradisce (facendola franca) e chi no (eppure è tacciato di adulterio), qualcuno sa qualcosa che laltro non deve sapere, ma una lettera finisce per sbaglio nelle mani sbagliate e
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Tradotta e adattata da Landi con Fabrizio Celestini, Andrea Maia e Maurizio Micheli, Il letto ovale è sostenuto, oltre che dal talento di Micheli (ribattezzato da Enzo Garinei «il nuovo Rascel italiano») dalla verve di Barbara DUrso. «Il mio ultimo lavoro in teatro? Risale al 2001 - flauta lattrice e conduttrice televisiva che a distanza di sei primavere dal debutto di Meno male che cè Maria sbucherà dalle quinte del Sistina indossando una provocante guepière -. È passata qualche stagione dallultima volta che lho messa e stavolta dovrò pure cantare, speriamo bene». Per una felice coincidenza la DUrso torna a collaborare con Andrea Maia, autore della popolare fiction La dottoressa Giò. «Quando si accende la luce della telecamera so che il messaggio arriva dritto a milioni di persone - ammette la DUrso, attualmente in pausa privilegiata dal piccolo schermo -. In teatro il rapporto con la gente è privilegiato: lattore sa di essere scrutato dalla platea, ne sente il respiro, ne percepisce le reazioni e se la risata non arriva vuol dire che qualcosa è andato storto».
«Il teatro - commenta Micheli, assente dal Sistina dai tempi di Un paio dali con la Ferilli - si fa giorno dopo giorno sempre diverso e il bello sta tutto nelle repliche.
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