Roma

Adesso la musica si esprime a colori

La musica diventa a colori. Le melodie di Beethoven, Rossini, Debussy, Chopin e Verdi si arricchiscono di tonalità blu, bianche e rosse. Sono i colori scelti dal pianista Giovanni Bellocci, tra i maggiori interpreti lisztiani, per il festival musicale «Tre colori» in programma il 29, 30 e 31, alle 20.45, nella suggestiva cornice del teatro San Francesco di Bolsena. Tre concerti per un originale appuntamento musicale.
I colori sottolineano il particolare connubio tra musica e cinema: il blu, il bianco e il rosso sono le tonalità della trilogia filmica del regista polacco Krzysztof Kieslowski. Ma sono anche i colori della bandiera francese legati al motto rivoluzionario «Libertà, Uguaglianza, Fraternità». Si comincia il 29 con un concerto sinfonico a tinte blu. È dedicato alla «Libertà» e il maestro Bellucci, assieme all’Orchestra di Padova e del Veneto, al violinista Akiko Suwanai e al violoncellista Hanri Demarquette ne propone un’entusiasmante interpretazione. Un inno alla libertà attraverso le musiche di Beethoven che nell’opera Fidelio canta la liberazione fisica e spirituale dell’uomo e all’ouverture dell’Italiana in Algeri di Rossini che anticipa le note del compositore tedesco. Protagoniste del secondo concerto sono le armonie di Debussy e di César Frank per una serata tutta di bianco in ricordo del tema dell’Uguaglianza, presupposto indispensabile del vivere umano. Il pallore del «non colore» evoca anche il morboso universo di Chopin che, sfinito dalla tisi, compone poco prima di morire la struggente Sonata per violoncello e pianoforte che conclude la serata. Le tonalità del rosso chiudono invece la rassegna musicale, così come nella trilogia del regista polacco. Tuttavia, se nel Film rosso il tema della Fraternità viene interpretato tra senso del dovere nei confronti degli altri e misantropia, nel concerto si sviluppa attraverso le pregnanti atmosfere del melodramma italiano. Si spazia così dalla potenza espressiva de Il Trovatore di Verdi, al lirismo più puro con accenti di sconvolgente drammaticità della Norma di Verdi, magnificamente interpretata dal soprano Maria Agresta.

D’altra parte l’aria Casta Diva, sempre dell’opera Norma, è stata importante punto di partenza per le visionarie parafrasi di Liszt con le quali il maestro Giovanni Bellocci conclude il festival.

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