Adesso la sinistra inneggia all’intifada contro il raìs Silvio

Si vede che i giorni della merla sono troppo freddi e c’è grande voglia di ghibli sahariano. Si vede che a forza di stigmatizzare ogni tipo di festa e cena, si sono trasformati tutti in imam oscurantisti e fondamentalisti. Oppure si vede che a sinistra ci si annoia. Sarà per questi motivi che l’ultimo grande hobby degli anti Cav - quasi come fosse la versione impegnata dell’uncinetto - è l’intifada, la guerra civile mediorientaleggiante contro il Sultano Berlusconi.
La tensione nel Maghreb cresce e l’invidia verso i nordafricani che ribaltano regimi e automobili serpeggia a sinistra. Brutto affare che da noi ancora ci si affidi alle urne e non alle scimitarre. Quasi te li immagini, gli antiberlusconiani di ferro, guardare col magone l’egiziano che lancia i sassi sotto il solleone del Cairo, mentre loro languiscono tra la Festa dell’Unità e Ballarò. E allora perché non provarci, a fare questa intifada? Pazienza se parliamo di «responsabilità», «senso dello Stato» e ci chiamiamo pure «democratici»: il sabato facciamo la morale e il lunedì la guerra civile, che problema c’è?
A guidare le truppe cammellate ci si metterà Yasser Bersani. D’altronde il segretario Pd è luogotenente del fedayin D’Alema, quello che si fece fotografare con la kefiah per testimoniare la sua grande amicizia per i palestinesi: la direzione delle operazioni gli spetta di diritto. Fez in testa, maniche rimboccate come da manifesto elettorale, Bersani ha già ciclostilato la sua nota di battaglia dopo l’ultima auto-difesa del Cav: «Vedo i cultori dei video messaggi in Africa settentrionale piuttosto in difficoltà. È meglio che Berlusconi ci faccia una riflessione», ha minacciato profetico. A far fuori il satrapo potrebbe pensarci il kamikaze de noantri, Antonio Di Pietro, che imbottito di banalità si è già fatto esplodere in una miriade di boiate come: «La tensione in Algeria e Tunisia arriverà presto anche da noi». Silvio Bin Laden il male assoluto, Ramsete Silvio teocrate televisivo da detronizzare.
A gestire l’avanzata di questa accozzaglia griffata di libertari liberticidi ci penserà lo Sciacallo del Deserto, un Santoro in versione Rommel. A lui il compito di preparare la sommossa di piazza, già programmata per il 13 febbraio. Due provocatori, un paio di sturmtruppen di Annozero e la miccia è accesa. A curare l’apparato della propaganda, il teorico dell’intifada per antonomasia: Gad Lerner. Nato in Libano, ha le competenze per instillare il demone dell’odio tra le masse e già è sceso in campo oltre l’ultima duna, pardon, donna. Dopo lo scontro televisivo con il premier, ha cominciato a pubblicizzare la prossima puntata del suo Infedele (toh, che coincidenza il nome della trasmissione!) con uno spot in cui Berlusconi è paragonato a Ben Alì e Mubarak.
Insomma, è il solito antico vizio di identificare Berlusconi con ogni tipo di tiranno, da Mussolini a Videla, passando dal Grande dittatore di Charlie Chaplin e da Darth Vader di Guerre Stellari. Perché se l’avversario eletto democraticamente viene dipinto come un despota, allora per batterlo non servono i voti, basta la rivoluzione. Il meccanismo sfrutta l’insana passione di certa intellighenzia radical chic per la violenza, dai brigatisti in su. È l’archetipo dell’übermensch rivoltoso, del bel tenebroso tutto attentati e ideali, stavolta condito da menta e cumino per dargli un’aria esotica ancor più affascinante. A questa suggestione da Harmony sgualcito si rifà Concita De Gregorio con le sue amazzoni, che respingono sdegnose l’harem del raìs e regalano la loro danza del ventre ai leader dei ribelli. Per commentare la manifestazione delle donne che hanno firmato l’appello anti Cav (qualche centinaio di anime belle tutte filo-di-perle e niente-altro-da-fare), la direttora dell’Unità sceglie un titolo di prima pagina eloquente: «La nostra intifada». Là, migliaia di magrebini che ci rimettono la pelle per esercitare la libertà. Qui una pletora di damine falsamente indignate che sventolano palloncini bianchi e straparlano di dignità, cercando di sovvertire la scelta di chi la libertà l’ha già esercitata alle urne. Non esattamente la stessa cosa, ma evidentemente a Concita l’unico cavaliere che interessa è Lawrence d’Arabia, e da quando ha visto il film da adolescente è rimasta ipnotizzata. Sarà per questo che tra lei e gli altri tifosi del «sabotare e sovvertire» hanno messo insieme materiale sufficiente per farci un film. Dei Vanzina, però.


Insomma, archiviata la filastrocca di «un’altra piazzale Loreto per Silvio», ora l’opposizione soffia sul fuoco della guerra civile con contorno di couscous. Ecco il vero punto di arrivo: a forza di citare il «bunga bunga», sono arrivati a lasciar trasparire il «bomba bomba». E a forza di parlare di escort, sono finiti a dire un sacco di putt... pardon, «escortate».

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