Roma«LIndia? Evidentemente era nel mio karma», dice Violante Placido, la prima attrice italiana (ma lultima, tra le star occidentali, spinte dalla crisi in cerca di nuovi spazi vitali) a tentare lavventura indiana. Lirrequieta figlia di Michele («Oddio, lasciamo stare mio padre: mica è il mio agente! E poi, ho trentadue anni, decido da sola»)dimostra di che stoffa è fatta una figlia darte, dando un colpo al cerchio (erotica playmate per GQ, sappresta a interpretare Moana Pozzi, ma è anche la Fata Turchina nel Pinocchio tv, che vedremo dopo Pasqua) e uno alla botte, finendo dalle parti del Taj Mahal, in una coproduzione italo-hindi. Nel film Barah Aana (Truffato) del regista indiano Raja Menon, Violante si cala in un ruolo lontano da lei. Ma dentro la scena internazionale.
Cara Violante, comè cominciato il suo sbarco in India, paese con uno star system di tutto rispetto?
«Ho fatto un provino a Roma. E poi sono partita».
Tutto qui?
«Ero curiosa dentrare nel mondo indiano, di mescolarmi ad altre culture. LIndia mi affascinava e fin da piccola era nella mia geografia del cuore. È stato eccitante girare in quegli spazi aperti, in mezzo ai mercati colorati, dove ti sembra dessere in un eterno dopoguerra, o subito dopo lo scoppio d'una bomba. Poi, noi italiani siamo abituati al Ciak!Silenzio! Si gira!, ma là, con quella cultura del clacson a tutto spiano, è un inferno. Su certi camion cè scritto: Tuonate, per favore!, come invito a suonare il clacson più forte che si può. Da mal di testa!».
LIndia è anche un paese profondamente spirituale. Le ha insegnato qualcosa?
«È un paese difficile e abbagliante. Certo che ho approfondito il mio lato spirituale. Anche attraverso il ruolo di Kate, una piccola spacciatrice italoinglese, che sfrutta cinicamente un ragazzo, pronto a vedere in lei vede una principessa europea, idealizzandola. Nella vita anchio, come Kate, ho dovuto tirar fuori la grinta ,per affermarmi, ma senza mai sopraffare gli altri. Il che fa, invece, questa fricchettona, un personaggio non positivo. Una che non è peace and love, insomma».
Barah Aana non è il solito film di Bollywood, vero?
«È la risposta neorealista a The Millionaire e credo che costringerà gli indiani a guardarsi dentro, come sono diventati oggi. Ne emerge un messaggio universale: la lotta per la sopravvivenza non deve andare a scapito del prossimo».
Ha visto The Millionaire?
«Purtroppo no. Tutti me ne hanno parlato».
Visto che ha posato da playmate, la domanda di rito è: che rapporto ha col suo corpo?
«Non potremmo concentrarci sul film indiano? Deve prima uscire Pinocchio e là faccio la Fata Turchina.
Va bene. Dopo questa prima volta, tornerà a girare in India?
«Per ora non ho altre proposte di lavoro. Però credo che tornerò presto laggiù; il paese mi ha stregato e vorrei conoscerlo meglio».
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