Le adozioni «impossibili» dei minori dalla Romania in Italia sono da oggi un caso internazionale. Una petizione per sbloccare la causa è stata presentata al Parlamento europeo dalle associazioni Amnesty international e Save the children, con l'italiana Amici dei bambini (Aibi), che a Bruxelles ha coordinato il vertice appena conclusosi «La vita dopo l'assistenza», in collaborazione con la regione Emilia Romagna.
La questione ruota attorno alla legge di Bucarest numero 273 del 2004, che ormai da 4 anni e mezzo ha interrotto il flusso delle adozioni internazionali dal paese dei Carpazi. Denuncia infatti il presidente Aibi Marco Griffini: «La Romania è l'unico paese al mondo ad aver fermato le adozioni. Dal momento che il suo governo non ascolta nemmeno i richiami dell'Onu, è necessario che gli Stati membri dell'Unione europea facciano quadrato per far ripartire le pratiche in sospeso».
Ma stigmatizzazioni al comportamento delle istituzioni romene vengono pure dal direttore del dipartimento per gli Affari sociali e la protezione dei bambini di Bucarest, Danut Fleaca: «Le modifiche proposte dal governo di Emil Boc alla legge sulle adozioni internazionali sono in realtà una falsa soluzione». In sostanza, permetteranno ai parenti fino al terzo grado residenti all'estero di adottare sì i minori, tranne nel caso in cui si tratti di minori abbandonati». Le condizioni degli orfanotrofi e degli istituti minorili di quel Paese sono tristemente noti agli addetti ai lavori, e non solo. Eppure, la Romania avverte che «la situazione non cambierà fino a quando l'Unione non supporterà in modo concreto un processo di riforme al sistema delle adozioni», sostiene Eugene Lucan, membro del Comitato economico e sociale europeo.
Adesso però le carte in tavola potrebbero cambiare, con la partita per i diritti che si sposta sul tavolo di Bruxelles.
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