Adriano, può arrivare un’altra manata

Il braccio è lo stesso, il destro. A Gastaldello ha rifilato un pugnetto e si è meritato tre giornate di squalifica, ad Abbiati ha rifilato un gollonzo e si è meritato tre punti in classifica. All’inizio sembrava solo un bizzarro risarcimento, una sorta di giustizia iniqua che involontariamente rimetteva le cose al loro posto perché Gastaldello non era stato colpito da un violento gancio, anche se era andato giù pesante e rantolante. Questo fino a mezzogiorno di ieri, ma a quel punto il sostituto procuratore Stefano Palazzi aveva già compiuto il suo dovere: segnalare l’episodio di Adriano al giudice sportivo Giampaolo Tosel che oggi deciderà se applicare la norma che sanziona i gol di mano. Anche in questo episodio la prova televisiva è ammessa in quanto l’arbitro Rosetti non parla di alcuna irregolarità nel referto, quindi le immagini entrano di diritto a dirimere la questione. Decisione non facile, non è il gol di Maradona all’Inghilterra, non è neppure quello di Gilardino al Palermo. L’argentino partì con l’intenzione di colpire, il centravanti della Fiorentina si ritrovò l’occasione a portata di mano, Adriano sembra esserci capitato dentro con un’unica vera macchia: quella di aver esultato dopo il gol.
L’ultimo precedente a cui ci rimanda il nostro campionato è quello di Alberto Gilardino che rimediò due turni di squalifica. L'arbitro Morganti specificò nel suo referto di non aver visto la mano colpire la palla, ma le immagini televisive accertarono che si trattava di conclamata volontarietà del gesto. Adesso quella di Adriano va stabilita. Saranno decisivi i supplementi di referto chiesti dal giudice sportivo Giampaolo Tosel all’arbitro Rosetti e all’assistente Calcagno che dovranno motivare il mancato fischio fra due possibili ipotesi. La prima giustificherebbe la mancanza di un annullamento della rete in quanto il fallo di mano è stato visto e giudicato involontario. Ipotesi benedetta da Adriano perché eviterebbe qualsiasi sanzione. La seconda ipotesi, temuta dall’Inter e dal brasiliano, stabilisce che il fallo di mano non è stato fischiato in quanto non visto. E qui scatterebbe la squalifica di Adriano che ha già spiegato l’involontarietà del suo gesto: «Ho cercato la palla con la testa, poi è finita sul mio braccio». C’è da registrare anche un certo imbarazzo nei corridoi della Federazione per la segnalazione di Stefano Palazzi in quanto si sperava che l’episodio rimanesse circoscritto al terreno di gioco. Ma il procuratore ha compiuto un atto dovuto.
Sembrava solo una bella storia per il vecchio Adri. Moratti aveva dichiarato che «Volontario o involontario quel fallo di mano, l’Inter avrebbe vinto ugualmente, troppo forte». Invece è stata proprio quella corsa da Mourinho a incastrarlo verso le nove e un quarto di domenica sera. Un gol che non aveva dedicato a mamma Rosilda e neppure al fratellino Thiago, ma a Josè, il figlio di Mourinho, per riconoscenza verso chi ha sempre creduto in lui, come ha spiegato. E Mourinho ne era fiero: «Un gol di braccio? Ma se è così bello che mi sembra il più bello che sia mai stato segnato...».

E quando gli hanno chiesto il motivo, ha risposto che era un gol dedicato a suo figlio, uno che assomiglia molto a Adriano, gioca con addosso la maglia dell’Inter, ha il numero dieci sulla schiena e anche lui ogni tanto arriva a scuola in ritardo: «E non ricordo di aver mai sentito un giocatore dedicare un gol al figlio dell’allenatore». Non ci aveva mai pensato neppure Didier Drogba. Oggi la decisione del giudice sportivo.

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