Adriano tormento dell’Inter «Non segna, almeno ci aiuti»

Mancini, appoggiato dalla società, sta pensando di metterlo in panchina contro il Villarreal. Attaccanti in crisi, la squadra non vince mai quando va in svantaggio

Riccardo Signori

Meglio con Adriano o senza? È l’ultimo tormentone della stagione interista. Visto in campo, meglio lasciare il brasiliano in panchina. Ma, vista la panchina, a qual santo goleador votarsi? Mancini ha tempo fino a mercoledì sera per trovare soluzione. «Cosa ci manca? Solo far gol», risposta per la quale non serve ricevere stipendio miliardario. Ma l’umorismo involontario del tecnico nerazzurro probabilmente è l’ultima speranza cui aggrapparsi per non buttare all’aria la speranza di tirar dritto in Champions. La sconfitta con il Parma ha confermato l’infausta tendenza: gioco e occasioni non mancano, ma gli attaccanti hanno piedi storti, non si muovono negli spazi, hanno segnato 12 gol in meno (tra campionato e coppa) rispetto all’anno passato. Nel 2006 il quartetto stonato ha segnato gol solo in otto partite su venti. Adriano è fermo a tre reti, Recoba pure, Martins a due, Cruz è il capocannoniere con cinque reti. «Dobbiamo cercare di migliorare sulle conclusioni finali, è un problema che abbiamo dall’inizio del campionato». Detto dal tecnico, non è un bel sentire. E ora chi ci pensa a mettere al muro il Villarreal? Adriano? «Può anche star fuori», ha detto Mancini subito dopo la figuraccia di Parma. Quell’altro s’è seduto in panca scuotendo la testa, ma forse stavolta era una sorta di mea culpa. Meglio farlo prima di entrare in discoteca ed uscirne all’alba. I padroni di locali milanesi potrebbero raccontare vita e orari del centravanti nerazzurro. Taluno ne è perfino imbarazzato. Tutt’altro pensare rispetto al paternalismo di Moratti.
Facchetti, già da qualche tempo, lancia segnali di insofferenza alla beata vita notturna dell’attaccante. Ed ora è pronto ad appoggiare il tecnico. La società pensa di aver fatto di tutto per metter a suo agio questa ipotesi di campione. Che rischia di rimanere un’ipotesi, se non cambia testa ed abitudini di vita. «Se Adriano sta fuori, niente da dire», ha sintetizzato Facchetti. Insomma davanti al bene supremo (non uscire dalla Champions) mani libere a Mancini. Messi nel cassetto i mugugni di altri tempi, quando il tecnico provò a mettere il centravanti in panca e con Moratti ci fu diversità d’idee. Anche lo spogliatoio comincia ad essere stufo di questo protagonismo al contrario. Adriano, fra l’altro, ha subito anche una botta dura alla coscia, dunque ci sarebbe la scappatoia del malessere fisico. L’ipotesi accredita la coppia Cruz-Martins.
Però Mancini si prenderà tutto il tempo possibile. E ieri ha addolcito la tesi: «Non parlerei solo di Adriano. È un discorso generale: ci sono momenti nei quali gli attaccanti non segnano, in questi casi è meglio lavorare per la squadra. A qualunque giocatore dell’Inter può capitare di stare fuori. Invece ho letto frasi del tipo: Mancini fa fuori Adriano. Non ho mai parlato così». Ma lo sta pensando sempre più spesso. Anche se l’Inter che non segna non è solo quella di Adriano. Martins ha due mesi di arretrato, Recoba è inaffidabile, Cruz ci prende di più (è il miglior goleador del 2006) ma ogni tanto ha bisogno di regalarsi qualche pausa. Dunque? «I gol arriveranno. Le nostre punte hanno potenzialità incredibili, quando si sbloccheranno segneranno a raffica», ha sintetizzato Esteban Cambiasso, uno di quelli che ci mette sempre qualcosa in più, anche in zona gol, per dare una mano alla squadra. Certo che se Moratti avesse dato ascolto al suo tecnico e provato a portare a casa Cassano? Chissà. Sarà il dubbio che tormenterà la gente interista da qui a fine stagione, soprattutto se i gol mancheranno e le soddisfazioni pure.
Il conto negativo non finisce qui. L’Inter è squadra che non segna per quanto produce, ma c’è altro ad appesantire il senso del rimorso degli attaccanti: quando va in svantaggio perde quasi sempre. Quest’anno è andata in svantaggio undici volte ed ha perso sette partite, tre ne ha pareggiate, una sola vinta (a San Siro contro il Porto). Segnale di impotenza, di improduttiva reattività, di cattiva gestione del proprio gioco. Anche Mancini dovrà recitare qualche mea culpa: magari è il suo gioco che non sa sfruttar bene le qualità di Adriano. Per ora l’allenatore dovrà aggrapparsi a buon senso e fortuna per trovare la risposta giusta alla domanda di tutti: con questo Adriano dove pensa di andare l’Inter?
L’involuzione del giocatore è stata così clamorosa da lasciar spazio ad ogni tipo di valutazione e speranza. Parreira, il ct brasiliano, l’altro giorno ha fatto lo spiritoso dicendo che Adriano, Dida e Ronaldo risparmiano il meglio per la nazionale.

Idea che la prima parte della stagione di Adriano ha lasciato trasparire. Ma oggi quel giocatore goffo e incapace di passare qualunque difensore non servirebbe neppure alla Seleçao. Il Brasile non ne farebbe un dramma, invece l’Inter rischia di cavarne un flop.

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