Torna in campo l’America, troppo presto etichettata come la grande assente o la vera sconfitta della guerra del Caucaso di questo agosto. Il presidente George Bush ha deciso di rinviare le proprie vacanze nel ranch texano di Crawford, che dovevano cominciare oggi, per seguire da Washington l’evolversi della crisi in Georgia. L’intenzione è quella di esercitare una forte pressione sulla Russia, per rintuzzare la sua rinnovata tendenza a perseguire velleità imperiali.
Come prima mossa Bush ha spedito un’altra «latitante» dei giorni scorsi, Condoleezza Rice, sulle tracce dei protagonisti della crisi: il segretario di Stato sarà dunque oggi in Francia a riallacciare i fili con gli europei (al cui lavoro diplomatico ha espresso forte sostegno) e poi a Tbilisi, dove confermerà lo stretto rapporto tra la Casa Bianca e l’impulsivo presidente georgiano Mikhail Saakashvili, che tanti guai ha combinato con la sua idea di sciogliere a cannonate il nodo dell’Ossezia del Sud.
Gestire quell’uomo non è facile. Ieri Bush si è impegnato a inviare con aerei e navi militari aiuti alla Georgia e subito Saakashvili si è rivolto alla nazione sbandierando entusiasta che questo voleva dire che porti e aeroporti del Paese sarebbero passati sotto il controllo militare americano. Forse c’era del vero, ma certamente Bush non poteva dirlo, ed ecco che il Pentagono si è trovato costretto a smentire.
A parti gli eccessi di entusiasmo caucasici, rimane il fatto che Bush ha tutta l’intenzione di mostrare ai russi che si rifiuta di considerare le Repubbliche ex sovietiche - indipendenti ormai da quasi vent’anni - uno spazio d’azione privilegiato di Mosca. È lo stesso concetto espresso dalla Gran Bretagna, che con la Russia ha un contenzioso apertissimo per via dello scandaloso omicidio di Aleksandr Litvinenko a Londra nel novembre 2006, e da numerosi Paesi dell’Europa orientale: ma ovviamente ha un altro peso.
I toni tra Washington e Mosca, comunque, non fanno presagire sviluppi positivi. Ieri la Rice ha detto che Mosca «sta oltrepassando il limite» e se «come sembra non rispetterà il cessate il fuoco concordato accentuerà il suo isolamento internazionale». Oggi Washington ha chiesto una riunione urgente della Nato per trattare la questione georgiana (si terrà martedì), e a riguardo il segretario generale De Hoop Scheffer ha detto che le prospettive della Georgia di essere in futuro ammessa nell’Alleanza Atlantica non sono diminuite. È stata anche cancellata un’esercitazione comune delle marine russa e americana nel Pacifico.
Ieri Bush ha inoltre accusato Mosca di «azioni in contrasto con il cessate il fuoco». Gli Stati Uniti, ha chiarito, si aspettano che la Russia mantenga la parola data e ritiri le sue truppe, «stanno al fianco del governo democraticamente eletto della Georgia e insistono nel chiedere che la sovranità territoriale della Georgia sia rispettata». Questo vuol dire che la Russia deve smettere di vantare diritti sulle regioni separatiste di Ossezia del Sud e Abkhazia, su cui si è scatenata la crisi.
Mosca, ovviamente, non gradisce. «L’America - ha risposto il ministro degli Esteri Sergej Lavrov - dovrà un giorno scegliere tra una vera partnership con noi e il progetto speciale imperniato sulla dirigenza georgiana».
Infine il capitolo Europa.
A Bruxelles i ministri dei Ventisette, evitato prudentemente l’ostacolo di un dibattito che avrebbe evidenziato le differenze al loro interno, hanno approvato all’unanimità un documento che delinea la disponibilità dell’Unione Europea a una missione di pace in Georgia, in particolare in Ossezia del Sud, ma forse anche in Abkhazia. Si è però scelto di non esprimere una condanna dell’operato russo, e questo ha molto deluso i georgiani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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