Per gli aeroporti non tutto il mondo è paese

Per gli aeroporti non tutto il mondo è paese

Dopo 20 giorni di vacanze in giro per gli Usa, con aeroporti organizzatissimi e pulitissimi, dove l’unico problema della lingua è superato dalla simpatica disponibilità delle persone («Please help me!»), arriviamo finalmente nella «nostra Europa» - aeroporto Charles de Gaulle di Parigi.
Sbarco a piedi; giro turistico dell’aeroporto di 25 minuti sul bus; fila unica all’immigrazione per l’UE ed extraeuropei; incolonnati ci ritroviamo al ritiro bagagli e uscita aeroporto (!) invece che «transit».
Noi e gli altri nelle stesse condizioni, non riuscendo a trovare i «gates» ci rivolgiamo alle informazioni dove l’italiano è sconosciuto (pazienza!).
Documenti alla mano finalmente scopriamo di dover cercare il settore 2D (non il gate segnato sul libretto) e quindi dopo un lungo cammino a piedi arriviamo al controllo di sicurezza. Ormai abituati ci aspettiamo un «filtro» accurato che non c’è; ci chiedono se abbiamo il cellulare e si fidano della nostra risposta senza controllare la nostra borsa (peraltro unico bagaglio, come da disposizioni alla nostra partenza dall’Italia deve essere trasparente, contenente solo: biglietti, passaporti, soldi, fazzoletti e nemmeno le pastiglie antiacido precedentemente requisite, un vocabolario gentilmente concesso).
Attorno a noi viaggiatori con più di una valigia a mano, telefonini, computer ecc.!
Finalmente entriamo nel gate, uno dei tanti, insufficienti a contenere tutti i viaggiatori che stanno in piedi o seduti per terra; nel settore gates c’è solo un chiosco con bevande e brioches, in piedi senza poter appoggiare il bicchiare. Fortunatamente, nonostante l’età, abbiamo ancora la mente e le gambe all’altezza della situazione! Unica cosa positiva nel gate: giornali europei gratis, anche italiani, ma quello che ci interessava, «il Giornale», siamo andati a comprarlo: no problem!
Ai disagi dell’aeroporto dopo 20 giorni di oblio abbiamo però dovuto aggiungere il nervoso per le ultime notizie della nostra politica.
P.S.

Prima di partire abbiamo ripiegato bene «il Giornale» e lo abbiamo messo in bella mostra!
(che scoprì l’America!)

Non è dai tempi di Zinedine Zidane e dei Mondiali di calcio che i francesi dimostrano di non nutrire troppa simpatia nei nostri confronti. Purtuttavia, c’è da dire che in fatto di disservizi negli aeroporti, putroppo, spesso ci sono cugini.

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