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Afghanistan, lanciata offensiva Nato nel Sud

A poche ore dall'avvio dell'operazione Achille, con 5.500 militari impegnati, si segnala il primo morto tra le truppe dell'Alleanza atlantica. L'offensiva scatenata nella provincia di Helmand

Afghanistan, lanciata offensiva 
Nato nel Sud
Kabul - È scattata l'offensiva delle forze Nato in Afghanistan contro i miliziani talebani. Si registra un primo caduto, fra i ranghi della Nato, dall'avvio dell'Operazione Achille, nella provincia meridionale afgana dell'Helmand. In un comunicato, l'Alleanza atlantica ha annunciato la morte di uno dei suoi militari nel sud del paese, senza dare dettagli sulla vittima né sul luogo esatto dell'accaduto, ma l'uccisione è avvenuta poche ore dopo l'avvio della più grande operazione mai condotta dalla Nato in Afghanistan.Il comando della forza di sicurezza internazionale della Nato in Afghanistan (Isaf) ha annunciato l'avvio della sua «più grande offensiva» contro la guerriglia talebana nel sud del Paese. All'operazione, scattata alle prime luci dell'alba nella provincia meridionale dell'Helmand, prendono parte almeno 5mila 500 uomini (fra 4mila 500 militari Nato e un migliaio di truppe regolari afgane). Le prime unità dell'Isaf hanno lanciato l'Operazione Achille, che si concentra nella parte settentrionale dell'Helmand, dove gli irriducibili del mullah Omar controllano da più di un mese il distretto di Musa Qala.

Impiegati 6mila uomini «I nostri primi mezzi hanno raggiunto le posizioni intorno alle 5 di stamattina» (l'una e mezza di notte in Italia), ha spiegato il generale Ton van Loon, comandante del Southern Regional Command dell'Isaf. Achillè è la più grande offensiva che la Nato abbia mai sferrato nel paese dell'Asia centrale, anche se coinvolge solo la metà degli uomini che soltanto nove mesi fa, nella stessa zona, sono stati impegnati dall'esercito statunitense per l'operazione "Mountain Thrus" (Avanzata Montana) contro le roccaforti talebane nelle province meridionali di Kandahar, Helmand, Uruzgan e Zabul, che vide la partecipazione di 11mila soldati, fra americani, britannici, canadesi e afgani.

"Bonifica" dai terroristi La Nato ha spiegato che oltre all'obiettivo di riprendere in mano il controllo della sicurezza nelle regioni del sud, vi è anche quello di spianare la strada al programma di ricostruzione e di sviluppo economico dell'intera area. «Non possiamo permettere a estremisti, criminali e talebani di determinare gli eventi» ha detto van Loon ai giornalisti a Kandahar. «Dobbiamo assicurarci che il governo dell'Afghanistan, con il nostro appoggio, riesca a controllare la zona». L'esecutivo di Hamid Karzai non riesce a estendere il suo controllo su molte zone dell'Helmand settentrionale, dove le truppe britanniche dell'Isaf combattono quasi quotidianamente con i guerriglieri talebani. I servizi segreti americani hanno riferito che i combattenti islamici hanno diversi accampamenti nella provincia, in cui sarebbe concentrata la parte più consistente della guerriglia guidata dal mullah Omar.

Guerra al mullah Omar I talebani si sono impossessati di Musa Qala, al centro dell'Helmand, il primo febbraio scorso dopo aver infranto un accordo di tregua con le autorità e i clan locali. Gli uomini del mullah Omar controllano ancora la cittadina, dopo oltre un mese dalla prima incursione. Le truppe britanniche hanno anche a che fare con attacchi ormai quotidiani da parte dei miliziani nel vicino distretto di Kajaki, nella parte settentrionale della provincia: gli uomini dell'Isaf devono assistere alla riparazione di una diga idroelettrica che rifornisce di elettricità quasi 2 milioni di afgani. «A livello strategico, il nostro obiettivo è quello di permettere al governo afgano di iniziare il progetto di Kajaki» ha illustrato van Loon, «è un'iniziativa a lungo termine che implica un'enorme responsabilità, ma dovrebbe permettere la riabilitazione della diga e della centrale elettrica di Kajaki con cui si garantiranno i rifornimenti idrici ed elettrici alle comunità locali e i sistemi di irrigazione per i campi agricoli».

Produzione di oppio La provincia dell'Helmand è la più grande produttrice mondiale di papavero da oppio, e l'ultimo rapporto dell'Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (United Nations Office on Drugs and Crime - Unodc) rivela che le coltivazioni potrebbero aumentare ancora nel 2007, dopo i livelli record dell'anno scorso. Le Nazioni Unite sostengono che i talebani proteggano gli agricoltori di papavero e tassino i raccolti, ricavandone i fondi per finanziare la resistenza armata. Nell'Helmand si combatte anche una guerra fratricida. Oggi una bomba telecomandata è esplosa al passaggio di un'auto della polizia, uccidendo un poliziotto e ferendone un secondo nel distretto di Murja.

Nella deflagrazione sono rimasti feriti anche sei civili.

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