Stavolta dunque, il copione afghano è cambiato. Niente trattative, niente ricatti. Ma un'azione militare diretta, un blitz in stile "israeliano" che non ha dato tempo ai rapitori di portare in un altro luogo e di "cedere" i prigionieri ad altri gruppi. Anzi, li ha bloccati proprio mentre trasferivano gli ostaggi nel sud del Paese.
Blitz mentre gli ostaggi venivano trasferiti Il blitz è avvenuto quando i rapitori stavano trasferendo con due automezzi gli ostaggi da Farah al sud dell’Afghanistan. Era quella l’occasione più favorevole, ha spiegato Parisi. I due militari erano incaricati di mantenere e sviluppare i rapporti con la popolazione civile e le autorità locali per individuare le migliori forme di collaborazione e convivenza, nonchè di raccogliere informazioni utili a tutelare la protezione del contingente dalla minaccia terroristica. Questa attività, che prevede lunghe missioni al di fuori della cornice di sicurezza garantita alle unità militari in teatro «che quindi implicano l’assunzione dei conseguenti rischi, ha consentito nei diversi anni di permanenza nell’area di evitare numerosi attacchi terroristici». «Nei giorni scorsi - ha detto il ministro della Difesa - la loro posizione non è stata resa nota per proteggere nel migliore dei modi la loro incolumità. Per questo la loro identità non verrà diffusa. Stiamo parlando di persone di eccezionale valore, dotate di un altissimo senso dello Stato che le spinge a rischiare personalmente la vita nell’interesse della Repubblica».
Caccia ai rapitori Tutto è cominciato sabato mattina 22 settembre, quando i due italiani, insieme ad un interprete ed un accompagnatore afghano, sono stati fermati e sequestrati vicino a Shindand, da un gruppo afghano di uomini armati. Il mancato collegamento radio con il comando ha messo in moto le operazioni di ricerca: tutti gli assetti disponibili sono stati attivati, l’aereo da ricognizione senza pilota Predator, la componente elicotteri con i CH-47 e A-129 Mangusta e le forze Isaf presenti nell’aere delle operazioni. Il Predator veniva tenuto in volo costante per monitorare l’area e la possibile presenza degli ostaggi, e venivano ridislocati nella base di Farah un CH-47, 4 Mangusta e due elicotteri spagnoli per il supporto logistico. Grazie alle informazioni fornite dagli inglesi, dai tedeschi, dagli americani, e dai nostri servizi, si delineava un quadro informativo che dava gli ostaggi nella parte meridionale della regione ovest, tra Shindand e Farah.
Il via libera all'operazione Domenica, a seguito delle localizzazione dei rapitori le forze Isaf hanno ricevuto da Parisi, in accordo con il presidente del Consiglio, Prodi, l’autorizzazione a pianificare ed eventualmente condurre una operazione militare per la loro liberazione. «Le direttive erano chiare ed essenziali - ha detto Parisi - l’obiettivo di una operazione e liberazione doveva attendere alla salvaguardia della vita di tutti e quattro gli uomini rapiti e si doveva ridurre al massimo il rischio di coinvolgimento di civili afghani». Avendo localizzato nelle prime ore della giornata di oggi due veicoli ruotati riconducibili ai rapitori che si dirigevano dalla provincia di Farah verso il sud dell’Afghanistan, si è deciso di intervenire. L’azione è stata pianificata e condotta da forze speciali ed elicotteri italiani e britannici ed ha portato alla liberazione degli ostaggi. L’azione di liberazione è stata cruenta: i rapitori si sono dimostrati assolutamente risoluti a reagire con le armi fino alle estreme conseguenze. Uno dei nostri militari rapiti è stato gravemente ferito e al termine di approfonditi esami l’equipe medica sta valutando la possibilità di procedere ad un intervento chirurgico. L’altro militare ha riportato la frattura della spalla e della clavicola sinistra ed è stato operato presso l’ospedale militare britannico, le sue condizioni non destano preoccupazioni. Dei due afgani rapiti insieme gli italiani, uno è deceduto e l’altro ha riportato ferite alla gamba destra. Nell’azione di fuoco sarebbero stati uccisi nove rapitori. Della presenza di un possibile decimo rapitore non si hanno notizie. Tra i militari dell’Isaf non ci sono stati feriti, nè risultano civili coinvolti.
De Gregorio: "Erano tenuti in catene" Il senatore Sergio De Gregorio, presidente della commissione Difesa del Senato ha dichiarato: "La cosa terribile è che sembra che i due militari italiani fossero tenuti in catene, e che appena i criminali si sono accorti del blitz in atto, non hanno esitato a sparare a freddo contro gli ostaggi". "Sembra che i due soldati sarebbero stati consegnati al comandante talebano dell’area. Quando dei criminali mettono le mani su un obiettivo così strategico come dei soldati appartenenti alle forze di pace, gli ostaggi vengono passati a chi comanda davvero. Il rapimento - ha concluso De Gregorio - si sarebbe quindi trasformato in trattativa politica".
Fini: "Bene Parisi, ma rivediamo le regole d'ingaggio" "Chiedo al ministro della Difesa se alla luce di questa pagina non sia arrivato il momento di rivedere, nell’ambito delle regole d’ingaggio, l’opportunità di rimuovere alcuni caveat sull’impiego dei militari italiani in Afghanistan, che anche in questa circostanza hanno reso l’impiego dei nostri soldati certamente doveroso, ma complicato, difficile e tale da mettere a rischio la loro vita". Lo ha detto il presidente di Alleanza nazionale, Gianfranco Fini, nel corso del suo intervento di replica al ministro della Difesa, Arturo Parisi, sulla liberazione dei due agenti del Sismi in Afghanistan. L’ex ministro degli Esteri ha definito il blitz militare "una scelta obbligata", e "l’assunzione di responsabilità" fa onore al ministro Parisi. "Mi ha fatto molto piacere - ha sottolineato Fini - che nel blitz per liberare i militari italiani sia stato usato un aereo, il Predator, di cui qualcuno in quest’Aula aveva auspicato il mancato invio a sostegno delle nostre truppe. Ma questo - ha aggiunto Fini - non è il momento di polemizzare". L’ex ministro degli Esteri ha voluto sottolineare che "in tutti gli italiani si mescola il senso del sollievo" per la liberazione dei due militari italiani, con "l’apprensione per le condizioni di salute molto gravi di uno dei due soldati". Fini ha quindi espresso, a nome del gruppo di An, "la solidarietà alle Forze Armate e ancor più forte il senso di vicinanza umana con le famiglie dei due militari".
Rifondazione: "Troppi rischi con i blitz" "Profondo cordoglio per il soldato afgano deceduto e grande preoccupazione per il militare italiano dell’intelligence gravemente ferito nel corso del blitz per la loro liberazione". Lo sottolinea in una nota il gruppo del Prc al Senato sottolineando anche che «come sempre in questi casi ribadiamo la nostra convinzione che la strada migliore sia quella della trattativa e non dell’attacco a sorpresa, che comporta troppi rischi per la vita delle persone coinvolte".
Aula semivuota, la lega diserta il dibattito Assenti in aula alla Camera, dibattito disertato. La Lega sceglie la linea dura contro maggioranza e governo sulla vicenda del sequestro dei due militari italiani in Afghanistan. Nessun deputato ha partecipato alla seduta in cui il ministro Parisi ha informato il Parlamento, nessuno ha preso la parola. L’informativa di Parisi è stata in generale poco seguita, e si è svolta in un’aula semi vuota.
D'Alema: "C'era il rischio che i due fossero uccisi" "Non potevamo fare altrimenti, perché c’era il rischio imminente che fossero
uccisi. Non c’erano alternative. Erano in pericolo di vita vista anche la natura della loro funzione». Così il ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, spiega da New York la decisione del governo di autorizzare il blitz.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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