«Lo scrivere inteso come professione è una mostruosità»: sarebbe sufficiente come epigrafe di von Rezzori a se stesso, estremo monito di chi ha fatto della scrittura sempre unespressione di profondità, mai un esercizio di stile. E ancora, citando dal suo Diario del 1943 (in Memoria e disincanto. Attraverso la vita e lopera di Gregor von Rezzori, a cura di Andrea Landolfi, Quodlibet, pagg. 244, euro 19): «Un bravo scrittore dovrebbe guardarsi dal mettere sulla carta pensieri così come gli vengono... la parola dovrebbe essere il fiore che esce fuori dal frutto»; «Il pensiero che quasi tutte le buone parole sono già state dette non impedirà a nessuno di dirle ancora.
Pur di spuntarla una volta con la stupidità, non si ripeterà mai abbastanza una frase intelligente»; «Larte ha sempre mentito - ovvero: stilizzato»; e infine, a dimostrazione della sua straordinaria modestia, una frase che molti intellettuali dovrebbero esporre a stendardo invece di millantate ottime letture: «La mia unica lettura è lenciclopedia della gastronomia. Un libro fantastico».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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