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Agcom, atti sul premier al tribunale dei ministri

Non è stata archiviata l’inchiesta della procura di Roma, ereditata da quella di Trani, sul caso Rai-Agcom. Confermando l’impostazione accusatoria, i pm romani hanno trasmesso il fascicolo al tribunale dei ministri. Attività istruttorie entro 90 giorni

Agcom, atti sul premier al tribunale dei ministri

Roma - Non sarà archiviata, per il momento, l’inchiesta della procura di Roma, ereditata da quella di Trani, che vede il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi indagato per concussione e minaccia a un corpo politico, amministrativo o giudiziario in relazione alle presunte pressioni esercitate sul commissario Agcom, Giancarlo Innocenzi, perché venisse sospesa la trasmissione Annozero di Michele Santoro. A deciderlo il procuratore Giovanni Ferrara, l’aggiunto Alberto Caperna e i pm Caterina Caputo e Roberto Felici che, confermando l’impostazione accusatoria dei colleghi pugliesi, hanno trasmesso il fascicolo al tribunale dei ministri perchè proceda con una serie di attività istruttorie da svolgere, secondo la legge, entro 90 giorni.

I pm di Roma: "Serve un'istruttoria" "E' necessaria svolgere una attività istruttoria", hanno spiegato gli inquirenti  ricordando che il fascicolo si basa sugli atti inviati dalla Procura di Trani nella Capitale. Gli accertamenti, a Roma, sono stati coordinati dal procuratore capo Giovanni Ferrara, d’intesa con il procuratore aggiunto Alberto Caperna, che coordina il gruppo sui reati in danno della pubblica amministrazione. Gli accertamenti che vengono richiesti, e che dovranno essere svolti dai giudici di via Triboniano, sono: la trascrizione completa delle telefonate intercettate; sentire come testimoni circa 15 persone, tra cui il presidente dell’Agcom Corrado Calabrò; inoltre viene sollecitata l’acquisizione di documenti inerenti al lavoro fatto dall’autorità di garanzia e dalla Rai. Le "parti offese" identificate dai magistrati sono la stessa Agcom, il commissario Giancarlo Innocenzi e il direttore generale dell’azienda di viale Mazzini Mauro Masi.

La necessità di far svolgere accertamenti e verifiche è emersa anche perché, i pm capitolini Roberto Felici e Caterina Caputo hanno potuto vagliare unicamente le carte inviate da Trani e i brogliacci delle telefonate intercettate.

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