Agenti si fingono bambini per stanare i pedofili in rete

Una ricerca rileva che il 13% dei ragazzini tra gli 8 e i 13 anni subisce molestie in chat

Pietro Vernizzi

La Polizia postale di Milano in prima linea per combattere i pedofili sempre più diffusi nelle chat. Un'attività che va dalle operazioni sotto copertura alla partecipazione al progetto «Cirp» (Child Internet risk perception), il cui scopo è studiare l'incidenza del fenomeno. Inquietanti i risultati della ricerca presentati ieri: il 13% dei bambini tra gli otto e i 13 anni dice di essere stato molestato o di avere subito tentativi di adescamento. Una cifra che raggiunge il 22% per le ragazzine tra i 12 e i 13 anni.
Due le fasi del progetto, portato avanti da un team di criminologi e operatori delle forze dell'ordine. In un primo momento, grazie a una serie di questionari, è stato quantificato il numero di bambini che hanno incontrato almeno una volta un pedofilo nella chat. Nella seconda fase si è cercato di scoprire quali siano i minori più a rischio, con interviste mirate e operazioni condotte da agenti che hanno navigato in Internet fingendosi bambini. Sorprendente il risultato: più un ragazzino è sveglio e curioso, più rischia di cadere nella rete dei pedofili, che invece disdegnano le personalità timide o diffidenti.
«Gli adescatori di minori sono individui in apparenza normali - ha rivelato Fabiola Treffiletti che dirige la Polizia postale lombarda -, ma vivono in situazioni di grave alienazione mentale. Passano fino a 20 ore al giorno su Internet e possiedono anche 20mila foto porno, catalogate con precisione maniacale». A far scattare le indagini sono spesso i tecnici che riparano i computer, scoprendo le immagini oscene. Tre le tipologie di operazioni possibili per scovare i pedofili: attività sotto copertura, intercettazioni telematiche e duplicazioni delle caselle elettroniche. «Per ciascuna di esse ci vuole l'autorizzazione di un magistrato». La ricerca Cirp fa parte del progetto «Pollicino nella rete», che prevede diverse iniziative. Il 25 marzo uscirà una «Guida sulla sicurezza e l'uso consapevole della tecnologia», rivolto a genitori, insegnanti e studenti delle superiori. E sul mercato sono state lanciate due programmi pensate per i bambini: il Parental control e il Privacy control.
«Il primo strumento - ha detto Elena Bersani, responsabile Symantec - permette di programmare l'accesso dei bimbi su Internet, assegnando loro una password diversa da quella degli adulti, per escludere dal loro utilizzo chat, mail e siti con parole come "sesso" e "violenza". Il Privacy control blocca l'invio all’esterno di dati come numeri di telefono e codici delle carte di credito».

E ha concluso Bersani: «Pollicino, da cui prende il nome il progetto, è lasciato da solo nel bosco, come diversi bambini su Internet. Nella fiaba c'è il lieto fine. Se non ci si difende, nella vita reale non è altrettanto scontato».

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