Enrico Lagattolla
da Milano
La Lazio torna nella bufera. Il presidente Claudio Lotito, e il costruttore romano, nonché azionista di minoranza della società biancoceleste, Roberto Mezzaroma, sono indagati dalla Procura di Roma per aggiotaggio informativo e ostacolo allattività degli organi di vigilanza, e da quella di Milano che con il pm Laura Pedio procede per aggiotaggio manipolativo. Secondo le ipotesi di reato, avrebbero dato vita a un patto parasociale con cui eludere gli obblighi del mercato. Un «concerto» cioè tenuto alloscuro degli organi di vigilanza, Consob e a Bankitalia, per rafforzare il controllo societario senza dover affrontare i rischi economici di unOpa obbligatoria. La scossa arriva nelle prime ore della mattina. Gli uomini della Guardia di finanza si presentano nelle abitazioni private di Lotito e Mezzaroma, nella sede di «Lazioevents», una società di proprietà dello stesso Lotito, che controlla poco meno del 30 per cento della società sportiva, presso le sedi romane di Capitalia, Unicredito, Studio Scibetta, Promed srl, e di altre due società dello studio Lotito, la «Linda» e la «Bona dea». Acquisiscono documenti con cui i magistrati intendono chiarire gli eventuali «assetti occulti» della proprietà, e definire possibili illeciti dietro landamento del titolo a Piazza Affari. Linchiesta, nata da un esposto di piccoli azionisti alla Consob, verte sullacquisto da parte di Mezzaroma del 14,6 per cento del capitale sociale della Lazio Spa, venduto da Capitalia nel giugno del 2005. Unoperazione sulla quale la stessa Commissione era stata invitata a esprimere un parere, data la parentela tra i due indagati (Mezzaroma infatti, è il fratello del suocero di Lotito). Perché, senza contare la quota di Team Service, dichiaratamente vicina al presidente laziale e proprietaria del 2,66% della società, la «famiglia allargata» Lotito-Mezzaroma si trovava di colpo in possesso del 45% del capitale. Ma la parentela - fece sapere Consob - non era sufficiente a far scattare unOpa obbligatoria. Secondo gli inquirenti, invece, dietro il 14,6 per cento di Mezzaroma cera lo stesso Lotito, già in possesso del 29,9. Quel «concerto» avrebbe sottratto Lotito allavventura finanziaria dellOpa e, forse, consentito a entrambi di speculare sul titolo.
Come si legge, un provvedimento firmato dal pm romano Stefano Rocco Fava, «Lotito, quale presidente della Lazio Spa, società quotata sottoposta alla vigilanza Consob, e Mezzaroma, quale suo concorrente, al fine di ostacolare lesercizio delle funzioni di vigilanza attribuite alla predetta Consob, benché ripetutamente richieste, esponevano falsamente linesistenza di un patto parasociale occulto avente ad oggetto lacquisto da parte di Mezzaroma del 14,61% di azioni della Lazio intervenuto a seguito di provvista di quattro milioni di euro, fornita a Mezzaroma da Lotito». Questi ultimi, secondo quanto accertato dalla Procura, «al fine di celare il reale contenuto dellaccordo tra loro intercorso, simulavano lacquisto di quote delle società immobiliari Ro.Im. e Ceim da parte della società Linda srl (riconducibile a Lotito) da Evelina Amadei, moglie di Roberto Mezzaroma, che avveniva contestualmente a quello delle azioni Lazio da parte di Mezzaroma, occultando così allorgano di vigilanza fatti che avrebbero dovuto comunicare sulla situazione economica, patrimoniale o finanziaria della società Lazio, tenuto anche conto che Mezzaroma si è sempre adeguato alle direttive di governance societaria individuate da Lotito e che il patto incide in misura rilevante sugli assetti proprietari e sulla contendibilità dellemittente».
«Mai esistito un patto parasociale, la situazione sarà chiarita», commenta lavvocato Gian Michele Gentile, difensore di Lotito.
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