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Agli ausiliari tolgono le multe Faranno le badanti del traffico

Gli «ausiliari della sosta», categoria umana forse la più odiata da quando i boia e i monatti non calcano più le scene del mercato del lavoro, hanno i giorni contati. Spariranno. Non li vedremo più. La vendetta si sta consumando lentamente, mentre da tutta la Penisola, da Brunico a Mazara del Vallo, sale un «olè» di immensa, spavalda soddisfazione: come quando si vede l'odiato nemico, quello che ci ha sottoposti a continue, insopportabili angherie, toccare il terreno con il ginocchio, vinto dalla malasorte.
La notizia-bomba arriva da Firenze, dove il sindaco Matteo Renzi, Dio lo abbia in gloria nonostante la sua militanza nel Pd, ha firmato un'ordinanza storica in cui si dice che gli ausiliari della sosta non potranno più fare multe. Potranno fare tante altre belle cose: segnalare la presenza di buche nell'asfalto, occuparsi di anziani soli e abbandonati, di extracomunitari e di comunitari alle prese con il problema della casa, forse anche della temperatura della pasta servita negli asili, e dunque fare rapporto sui tempi di consegna dei rigatoni. Ma fare multe no. Mai più. Si chiameranno «intendenti», a Firenze, e gli daranno un palmare, anche per passare il tempo e «ricondizionarli». Magari andranno su Facebook, dove, una volta riacquistato un profilo mediamente umano, potranno provare a farsi degli amici. Ma il blocchetto delle multe, che molti agitavano come Ramsete III lo scettro di faraone del basso e dell'alto Nilo, quello gliel'hanno levato per sempre, a Dio piacendo.
Firenze ha indicato la linea. Le altre città seguiranno, è certo. Milano in primis, sicut est in votis. Sarà un effetto valanga, il rotolare inarrestabile indotto dal feroce urlo da stadio che salirà dal Paese quando si diffonderà la notizia del colpo di genio deflagrato nel cranio del mitico Matteo Renzi, sindaco forever.
Io ne conosco due, di questi ausiliari della sosta, uguali persino nell'aspetto: bassini, panzuti, unticci, la bazza importante, il naso a pianta larga, il sopracciglio folto, nero, perennemente inarcato. Come di chi si guarda intorno, e tutto quello che vede (le facce degli altri, per cominciare) gli faccia un filino schifo. Erano così solo certi parroci, certi questurini di una volta. Era così, ma per altri motivi, il mitico don Fanucci, il boss napoletano che don Vito Corleone ammazza nel Padrino parte seconda. Stessa arroganza. Stessa insopportabile protervia.
I due che conosco io montano braghe nere, camicia azzurrina, un borsello nero a tracolla, un cappello più da posteggiatore che da vigile urbano. Sono solo degli Ausiliari della Sosta. Ma si sentono dei sopracciò, dei mammasantissima. Dei padreterni. Ho visto lavoratori, padri di famiglia, gente che fa fatica a sbarcare il lunario mettersi quasi in ginocchio, di fronte ai due tangheri, e scongiurarli di avere pietà. Ho visto gente (fra cui il sottoscritto) gemere, spiegare, supplicare, inventare le più impervie, vertiginose bugie pur di muovere a compassione i due «quasi vigili» e indurli a ritirare il «castigo» che hanno appena inflitto. Loro: durissimi, impassibili, l'occhio impenetrabile, come quello del pubblico ministero, quando la Santa Inquisizione montava i suoi processi a Saragozza e a Siviglia.
Arroganti, protervi, si diceva. Non che non lo siano anche certi automobilisti, convinti di poter fare i loro porci comodi fregandosene di tutto e di tutti; parcheggiando in doppia e tripla fila, abbandonando l'auto davanti a un passo carraio o in curva. Ma i maleducati, quelli che la multa la invocano, e oltre alla multa meriterebbero anche cinque nerbate sul groppone, da amministrarsi lì per lì, sono pochi, sono una minoranza. La verità è che nelle città non si parcheggia più. E chi deve usare l'automobile (per lavoro, per necessità, perché i servizi pubblici non invogliano) è virtualmente costretto, una volta su due, a commettere un'infrazione.
Loro, i fratelli De Rege che dico io, operano a Milano. Avanzano in coppia, con la camminata da palmipede di chi ha i piedi piatti, una mano sul borsello e l'occhio lungo sul parabrezza delle auto in sosta. Strisce gialle, strisce blu, residenti, viandanti di passo che non hanno trovato una tabaccheria dove acquistare il gratta e sosta. Nulla gli sfugge. Sono in missione per conto del sindaco (che ha sempre un disperato bisogno di soldi) come i Blues Brothers, nell'omonimo film, lo erano per conto di Dio. Ogni cinque metri eccoli piantarsi a gambe larghe. Biro e taccuino, vai con la multa. Con lo stesso sorrisetto da stronzi che aveva Gastone Moschin nei panni di don Fanucci, il camorrista che chiedeva il pizzo a New York, e alle sue vittime, per mortificarle e farle incazzare di più, gli faceva anche ganascino, prendendogli la guancia tra pollice e indice.


Da domani, grazie al grande Renzi, il nostro Vito Corleone, si cambia.

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