"Non avevo i soldi per mangiare: ho fatto le pulizie e preso il cibo alla San Vincenzo. Mi hanno distrutto"

L’ex presidente della Camera Irene Pivetti racconta il suo baratro giudiziario dopo una condanna a quattro anni per evasione fiscale: "Il processo supererà la mia vita biologica"

"Non avevo i soldi per mangiare: ho fatto le pulizie e preso il cibo alla San Vincenzo. Mi hanno distrutto"

Irene Pivetti oggi ha 62 anni. Una vita molto intensa alle spalle. Aveva 31 anni, era una ragazzina quando fu eletta alla presidenza della Camera, erede di Leone, di Pertini, di Ingrao, di Nilde Iotti. Fece scandalo, sembrò quasi che la sua giovanissima età fosse un'offesa ai mostri sacri e alle liturgie della vecchia politica. Difficile non emozionarsi quando la intervisti, ti racconta con la stessa semplicità i successi, gli onori e poi la violenza giudiziaria contro di lei, gli amici che spariscono e la rabbia che non arriva mai. Irene Pivetti ha sentito molti morsi sulla sua carne ma non ha mai messo il vestito della perseguitata. Parla a bassa voce, con dolcezza, senza l'ombra dell'ira, con quella sua lievissima inflessione milanese. Continua a sorridere, non accusa nessuno, resta molto autorevole nella sua debolezza. Come fa? Beh, lei è cattolica davvero.

Presidente, lei ha vissuto la gogna mediatica giudiziaria. Ha subito anche una condanna a 4 anni per evasione fiscale e autoriciclaggio per la storia delle finta vendita delle Ferrari in Cina. Ora avrà un processo per la compravendita di mascherine. Come ci è finita in mezzo?

"Onestamente non lo so. Sono passati cinque anni. So di non avere fatto assolutamente niente di male".

Sono stati anni difficili?

"Mi hanno distrutto l'immagine, tolto la credibilità che mi ero costruita e annientata economicamente. Sequestrati tutti i conti correnti".

Non le hanno lasciato un soldo?

"Pensi che un Pm dispose persino il sequestro il una postepay con dentro un euro e nove centesimi".

Come viveva?

"Non mi vergogno a dire che non avevo i soldi per mangiare. Non sapevo come andare avanti. Ho venduto tutto quello che potevo ai rigattieri, anche i regali di nozze. Durante il periodo del lockdown per Covid erano chiusi e capitava di non riuscire a fare la spesa".

Quindi cosa fece?

"Non nego di essere andata a ritirare i pacchi con cibo in scatola e lattine alla Caritas di San Vincenzo. Poi ho trovato una cooperativa di ex detenuti, la Mac Servizi, in uno scantinato. Mi sono messa a lavorare per loro".

Che tipo di lavoro?

"Inizialmente facevo le pulizie, poi mettevo in ordine. Ho iniziato come volontaria, e poi mi hanno riconosciuto uno stipendio di mille euro al mese. Quando l'ho ricevuto non potevo crederci Finalmente avevo i soldi per mangiare".

Che esperienza è stata?

"Per me straordinaria. Sarò sempre riconoscente a loro che mi hanno teso una mano in un momento in cui tutti la ritraevano".

Mi spieghi meglio.

"Ero diventata come appestata. Nessuna azienda accettava che facessi consulenza. La politica sparita. Mi sono ritrovata completamente sola senza sapere come tirare avanti".

Prova rabbia per essersi sentita abbandonata?

"Non ho niente da rimproverare a chi mi ha voltato le spalle. Umanamente li comprendo perché la macchina giudiziaria fa troppa paura".

La terza carica dello Stato che fa le pulizie in uno scantinato o mangia alla Caritas. Ma lei era innocente?

"Sì del tutto".

Perché allora questo accanimento contro di lei?

"Qualunque innocente che finisce sotto accusa pensa: un complotto. Quando ti fanno come hanno fatto a me e a tanti altri, la tua vita è finita. Diventi il nulla, sbattuta completamente fuori dalla società civile, privata di ogni tipo di diritto. Diventi nuda senza difesa alcuna. Ma io penso che non sia un complotto".

E cos'è?

"Ho scoperto, vivendoci dentro, che la macchina giudiziaria ciclicamente è una macelleria. È più predisposta a fare sacrifici umani che a cercare la verità. Poi ci sono magistrati, avvocati, pm, che eroicamente servono la giustizia. E poi ci sono i cattivi magistrati. E ci sono i magistrati che si barcamenano. Ma il problema non sono loro. È la macchina. È una macchina fatta per ruzzolare e tirar giù con sé le vite degli altri. Ti riempiono di botte, tu non puoi rispondere. Sei completamente impotente. Qualunque cosa dici sarà usata contro di te. Nei documenti giudiziari si scrivono cose incredibili, offensive, illogiche, false. Non ce l'hanno con me: è la macchina fatta così".

Presunzione di innocenza?

"Inesistente. Esiste solo la presunzione di colpevolezza. Quando finisci in questo sistema distorto non sei più umano. Qualunque cosa tu faccia diventi perverso e tutto viene riportato in modo perverso".

Poi spesso arrivano le assoluzioni

"Succede a tanta gente. Gente che viene assolta dopo 10 anni, o 20. Io arriverò almeno a 70 anni per avere la verità. E che faccio? Ricomincio a 70 anni?".

Ha mai avuto paura di finire in prigione?

"Vedo due possibilità: una, potrei finire dentro. Ingiustamente. E devo arrivarci preparata. La seconda possibilità è che il processo non finisca mai. Potrebbe durare più della mia vita biologica. E allora ho deciso di non aspettare per tornare alla vita. Devo vivere oggi".

Si rimprovera qualcosa?

"Ho pagato tutte le tasse e mi accusano di evasione fiscale, ho rispettato tutti i contratti. Ho tenuto in piedi le mie aziende e mi accusano di fallimento. Ho rivenduto delle macchine a un prezzo superiore a quelle che avevo pagato? Sì, ma credevo questo fosse il meccanismo del commercio".

Leggerezze nessuna?

"Sì: fare impresa".

Si è indebolito il suo senso dello Stato.

"No. Si è rafforzato. L'Italia mi ha dato tanto. Vorrei che i giovani recuperassero il senso dello Stato".

La ha aiutata la fede.

"Sì. Mi ha aiutato a dire: non mi cambieranno".

Riavvolgiamo il nastro: come nacque la sua passione politica?

"Dopo la scuola e l'Università mi misi a lavorare. Non pensavo alla politica".

E poi cosa è successo?

"Nel 1990 arriva la Lega. Si afferma come primo partito in Lombardia e quarto partito in Italia. Il Paese veniva da 50 anni di stabilità".

Beh, stabilità per modo di dire, crisi continue

"Sì, cambiavano i governi ma il quadro politico era assolutamente stabile e fermo".

E la Lega che fa?

"Porta una novità imprevista. Allora nessuno capiva bene. Si pensava a una calata di selvaggi. Ma non era così. Io dico che la Lega è stato l'ultimo partito vero della prima Repubblica: di massa, popolare".

Come ha conosciuto Bossi?

"Scrissi una breve analisi del fenomeno Lega e gliela mandai".

Bossi lesse il suo piccolo saggio?

"Sì, mi chiamò al telefono e mi invitò nel suo ufficio di Milano. Mi disse: Bene, tu ti puoi occupare dei cattolici della Lega perché noi prendiamo un sacco di voti cattolici ma non ce ne intendiamo molto. Ho letto che tu queste cose le conosci e le senti".

Poi nel 92 lei entra alla Camera. E scoppia Tangentopoli.

"Sì: un biennio politico interamente consacrato a Tangentopoli. Tutto il dibattito era concentrato lì. Una stagione di macelleria, non di rinnovamento. Pochi casi di corruzione, molti di diffamazione, carcere, delegittimazione del Parlamento e della politica. Un disastro".

Anni molto difficili?

"Furono anni brutali. Però viverli dall'interno era estremamente appassionante, L'Italia ha dato prova di grandissima tenuta democratica".

Come definirebbe Bossi?

"Un grande leader politico. All'epoca era un genio con sprazzi di follia. Sul piano personale aveva un carattere infernale".

Lei è stata la più giovane presidente della Camera. Qual è il ricordo più vivido di quel momento?

"Il discorso di insediamento. Mi è stato chiaro il senso di quella presidenza. Rappresenta un obbligo di garanzia per tutte le parti. Lo senti nelle ossa questo dovere. Sei a disposizione dello Stato".

Ha avuto rapporti stretti con il presidente della Repubblica Scalfaro?

"Una volta chiamò me e il presidente del Senato Scognamiglio per stilare insieme un documento di indirizzo al Parlamento. Dissi: se lo facciamo, o delegittimiamo il Parlamento o delegittimiamo noi stessi. Alla fine la spuntai e scrivemmo giusto poche righe che non dicevano niente".

In quel periodo per una giovane donna c'era poco spazio all'apice dello Stato. Ora Meloni, Schlein

"Finalmente sdoganate le donne. Sono molto contenta che Giorgia Meloni sia presidente del Consiglio. Sta lavorando molto bene".

Le manca la politica attiva?

"Le stagioni della vita passano".

Se le dovessero offrire un incarico possibile lo rifiuterebbe?

(Ride non risponde).

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