Dopo Agnelli, Angelo jr e Barbara? Il calcio ha bisogno dei figli di papà

Va di moda Agnelli, nel senso di Andrea. Ma un giorno potrebbero andare di moda Moratti, ovvero Angelo Mario, o Berlusconi intesa come BB, Barbara Berlusconi. Ormai ci ha abituato alla sua presenza Rosella, ultimo lembo romanista della famiglia Sensi. Dici figli di papà. E molto di più.
C’è qualcosa di nuovo nell’aria. Speriamo sia il segnale di un trend. Alla faccia del tradizionalismo più esasperato. L’effervescente presenza di Andrea Agnelli nel mondo Juve è un segnale. É arrivato ed ha sparigliato le carte. Oggi è il miglior prototipo di presidente tifoso: i suoi 34 anni sono una garanzia, rilanciano immagine, idee e voglie, esuberanza, una carica contagiosa che il lapidario Blanc o l’algido John Elkann non sapevano trasmettere. Sì, d’accordo, Andrea Agnelli talvolta esagera (non può far l’apologia di Moggi ad ogni tirar di sospiro), se la smettesse con quel trastullarsi su Calciopoli sarebbe meglio per tutti, ma ha capito cosa chiede la gente, deve esser populista e riesce ad esserlo. Talvolta sbaglia, ma è il prezzo da pagare.
Diciamolo, siamo un po’ stufi dei soliti noti, a partire da Abete, per quanto bravi, simpatici e affezionati a cariche dirigenziali e incarichi. Suvvia! Sono troppi i sepolcri imbiancati da cui non ci scolliamo.
Rosella Sensi è stata il primo refolo di un mutare di vento. Al di là dei giudizi sulla sua presidenza. Si è staccata dalla monotonia del già visto. Ci ha provato. L’entusiasmo con cui ha condotto l’operazione Borriello è stato un marchio di garanzia. Anche se ora vien bollata solo come operazione di marketing. Ecco, al di là di certe sfumature, sarebbe intrigante un bel cambio della guardia, magari nel Milan, nell’Inter e altrove. Senza lasciarsi trascinare dai soliti luoghi comuni: figlio di papà, quanti guai combinerà. Ovvio che ciascun di loro sarà pronto a dire: «Non potrei immaginare in quel ruolo una figura diversa da mio padre». Però, prima o poi... Direte: ma come si fa? Ieri Moratti è stato accolto da una standing ovation nell’assemblea dei soci. A Berlusconi gli applausi non mancano. D’accordo, ma ci sarà sempre il titolo onorifico per i padri onusti di glorie.
Il calcio corre e il tempo scorre. I rampolli sono forse i più adatti a far cambiare aria alle stanze societarie. Barbara Berlusconi sta cominciando a seguire le partite del Milan. La centenaria storia rossonera potrebbe sopportare un presidente al femminile. Bella novità! E, letta la prima intervista, la giovane mamma pare avere quel tanto di intuito calcistico, accompagnato al buon senso. Magari sarebbe sorprendente. Massimo Moratti ha già infilato il primo figlio, Angelo Mario, nell’organigramma che conta e Maria Carlotta Erminia, la terzogenita, nel CdA. Nominato vicepresidente esecutivo, numero due a tutti gli effetti, il primogenito ha fatto passerella sull’aereo che ha riportato la squadra da Madrid ed ha in mano la gestione del brand, un valore finanziario assoluto della società. Ad Angelo Mario viene attribuita la confidenza di papà nel febbraio 1995: «Prendiamo l’Inter, ma non dirlo alla mamma». Al medesimo AM tocca la scoperta di Recoba: ne fece innamorare il padre. Francamente non proprio un’idea vincente. Errore di gioventù. Oggi Angelo Mario ha 36 anni e studia per un Moratti III. Auguri.

E nessuno provi a dire: e se falliscono? Risposta: se le società non sono fallite finora...
PS: avviso agli arguti naviganti. L’idea di BB presidente non è stata consigliata o suggerita da alcun componente familiare. É solo frutto della strafottenza o della incompetenza di chi scrive.

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