Guido Rossi, commissario straordinario della Federcalcio, ha preso altre decisioni. Intanto mette un mastino come Luigi Agnolin al vertice della disastrata Associazione arbitri che lautosospeso Lanese ha ridotto ai minimi termini come credibilità. Poi interviene sugli organi di giustizia sportiva (tutti azzerati dal Csm che ha imposto ai magistrati di lasciarli subito), nominando Cesare Ruperto, ex presidente della Corte costituzionale, al vertice della Caf, squassata dalle indagini dei pm napoletani sullormai ex presidente Cesare Martellino e annuncia che i processi sportivi si terranno solo davanti a Caf e Corte federale (quindi niente più Camera di conciliazione del Coni, Tar Lazio e Consiglio di Stato). Dulcis in fundo, lannuncio liberatore per i tifosi: la data dinizio dei campionati non slitterà e i tempi verranno rispettati. E sulla posizione di Adriano Galliani: «Non è un mio problema e non ho nessuna possibilità di prendere decisioni in merito. Dovrebbe dimettersi? Non so, me lo sono chiesto, ma è una domanda che riguarda la sensibilità di unaltra persona».
Un decisionista come lex presidente della Consob, il nostro calcio non lha mai visto: si tratterà poi di vedere se certe decisioni andranno nella direzione giusta. A cominciare dai 4 mesi e mezzo dati a Gigi Agnolin, lex fischietto di Bassano. Una «mission impossible» che fa sorridere Agnolin, uno che di missioni impossibili ne ha affrontate e vinte tante, sia quando arbitrava sia quando diventò brillante designatore in C o apprezzato dirigente di società alla Roma e al Verona. Perché Agnolin, temuto dalla base per la fermezza che da sempre lo contraddistingue, ha avuto da Rossi lordine preciso di fare piazza pulita nel degradato mondo arbitrale, dopo il clientelismo della gestione Lanese. E lo dovrà fare in fretta perché il suo mandato commissariale scade il prossimo 31 ottobre: 137 giorni per rivoltare e rifare tutto.
Ma Agnolin da Bassano del Grappa ha le idee ben chiare. «È un incarico gravoso», il suo primo commento. «Il lavoro da fare è tanto e bisogna trovare la continuità con quello che avveniva fino a 12-14 anni fa. È necessario un recupero di quella matrice di etica e morale che sta alla base di questo lavoro. Vogliamo ridare allAia una autonomia effettiva e non di facciata». Agnolin ha annunciato il nuovo meccanismo di designazione che non prevederà i famigerati bussolotti e le palline semi apribili, fonte di tanti sospetti: «Le designazioni saranno a persona, basta bussolotti. È necessaria unequa ripartizione delle opportunità da concedere a tutti. Il numero massimo di sei direzioni con la stessa squadra andrà abbassato: lincapacità di qualcuno va somministrata a tutti».
Vale a dire, gli arbitri incapaci o inesperti (perché dopo il repulisti morale, non si potrà pretendere limpossibile dai tanti giovani promossi dalla C) se li beccheranno tutti, grandi e piccole, senza possibilità di proteste o di telefonate «moggiane». Anche perché Agnolin ha posto un secco no alla possibilità di utilizzare gli arbitri stranieri nel nostro campionato. Ma non finisce qui la «Agnolin revolution»: verrà anche modificato il sistema del pagamento degli arbitri. «Sarà diminuita la quota per incontro (oggi ammonta a 5.100 euro, ndr) e verrà alzata la quota fissa». Insomma, larbitro esce dal limbo: professionista sì, professionista no e soprattutto non sarà più dipendente dalla volontà del designatore che può fare guadagnare più a uno e meno a un altro. Guadagni equi per tutti, anche se Agnolin punterà a un gruppo ristretto di arbitri, 18 sui 40 della Can attuale, per le gare di A. E sulla vicenda Paparesta: «Chi ha compiti specifici per giudicare lo faccia, io per ora mi astengo anche se il fatto comunque resta gravissimo». In questa sua avventura Agnolin, che questa mattina ha convocato i 19 presidenti regionali (gli stessi che ad eccezione di Emilia e Abruzzo avevano spudoratamente tifato per Lanese presidente a vita) in rappresentanza delle 212 sezioni italiane, non sarà solo.
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