Agonia nel pozzo, morti di fame e freddo Oggi gli esami sui corpi, l'ipotesi disgrazia

Gravina, i bambini sono rimasti per ore al buio, lontani l’uno dall’altro. Il procuratore: "Fine orribile". Ma torna l'ipotesi che si tratti di una disgrazia: l'inchiesta a un bivio

Agonia nel pozzo, morti di fame e freddo 
Oggi gli esami sui corpi, l'ipotesi disgrazia

Bari - Sepolti vivi nel pozzo dell’orrore, intrappolati nel buio di quel cunicolo che sprofonda giù per venticinque metri, morti di fame, sete, freddo e paura dopo una lunga e lenta agonia: è stata questa la tragica fine di Francesco e Salvatore Pappalardi, i fratellini di 13 e 11 anni scomparsi il cinque giugno di due anni fa a Gravina in Puglia, è questa la drammatica verità che affiora dal fondo di una cisterna nel cortile interno di un vecchio palazzotto diroccato in via Consolazione che da queste parti gli anziani chiamano «la casa delle cento stanze».

I ragazzini sono stati trovati là sotto, rannicchiati, a una ventina di metri di distanza l’uno dall’altro: non sono riusciti a ritrovarsi e riabbracciarsi nel fondo nero e melmoso del pozzo, forse hanno gridato, si sono chiamati a vicenda cercando di farsi forza in quelle ore scandite dal terrore. Tore aveva il pollice in bocca, Ciccio era aggrappato a un secchio, le scarpe sistemate da parte. «Abbiamo la sensazione che abbiano subito una morte orribile», dice il procuratore Emilio Marzano dopo il sopralluogo. Poco prima erano stati portati via i corpi, riposti in due bare grigie e sistemati sui carri funebri diretti al Policlinico di Bari, mentre la folla radunata là attorno e affacciata ai balconi batteva le mani per lanciare un ultimo saluto ai fratellini. Questa mattina alle 9 è previsto il riconoscimento da parte della madre, Rosa Carlucci. E sempre oggi saranno eseguiti gli esami radiologici e l’autopsia. Per il momento, nel corso di un primo esame non sono stati riscontrati segni di violenza. Il medico legale, Luigi Strada, consulente della difesa del padre dei fratellini, Filippo Pappalardi, spiega che «i corpi erano mummificati e perfettamente riconoscibili, avevano indosso i vestiti del giorno della scomparsa e la posizione delle scarpe trovate accanto ai cadaveri è certamente compatibile con la caduta». Il medico aggiunge che Ciccio e Tore «erano uno da un lato e uno dall’altro, in una situazione di buio pesto che non permetteva loro neppure di vedersi. Mai – conclude – in 40 anni di carriera ho visto una scena così agghiacciante». I vigili del fuoco hanno lavorato per tutta la notte e hanno aperto un varco di un metro e mezzo per calarsi nel fondo della cisterna. I riflettori dei soccorritori hanno illuminato quel cunicolo e dal buio è spuntata la felpa arancione di Tore, quella indossata nel giorno della scomparsa. Subito dopo sono scattati gli accertamenti tecnici, sul posto è giunta una squadra Ert (Esperti della polizia scientifica) di Roma: sono state scattate fotografie, sono stati fatti rilievi per accertare la temperatura all’interno del pozzo, è stata fatta un’accurata ispezione ed è stata trovata la batteria di un telefono cellulare. Insomma, non è stato tralasciato nulla nel tentativo di raccogliere elementi utili per le indagini che adesso ripartono dal pozzo degli orrori. Il rudere è di proprietà di una società privata, come precisa il sindaco di Gravina in Puglia, Rino Vendola: «Il Comune non aveva nessuna responsabilità riguardo lo stato di conservazione e la messa in sicurezza», dichiara. Per il restauro dell’immobile, un’antica residenza nobiliare in stato di abbandono, dieci anni fa è stato presentato un progetto di restauro. Nel cunicolo che conduce alla cisterna, lunedì pomeriggio un ragazzino di 12 anni era precipitato mentre giocava con gli amici: i vigili del fuoco sono riusciti a trarlo in salvo e hanno notato i corpi. È scattato l’allarme e nel giro di poche ore i dubbi hanno lasciato il posto a una tragica verità affiorata da quella cisterna nel centro del paese, nel cortile interno di un palazzo a cinque minuti dal commissariato e dal palazzo di città.

I ragazzini sparirono il cinque giugno del 2006: uscirono di casa dopo aver fatto i compiti, raggiunsero gli amici in piazza delle Quattro fontane, la piazza dei giochi dove trascorsero la serata rincorrendosi e lanciandosi palloncini ad acqua. Da allora nessuno li ha più visti.

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