Agricoltori «Attenti al rischio psicosi: gli allevamenti italiani sono sicuri»

«Acquistare carne di maiale e salumi italiani senza cedere alla paura ingiustificata è un comportamento di buon senso ma è anche un gesto di responsabilità per evitare di far chiudere senza ragione gli allevamenti italiani mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro, dalle stalle ai negozi». È questo l’appello lanciato dalla Coldiretti nel sottolineare che in Italia da almeno dieci anni non è importata carne fresca, congelata o suini vivi dal Messico e che nei cinquemila allevamenti italiani non è stato riscontrato nessun caso di contagio. Un rischio vero per il nostro Paese in questo momento sono - sottolinea la Coldiretti - le paure ingiustificate che nel passato, per situazioni analoghe, hanno provocato senza ragione una psicosi nei consumi che è costata migliaia di posti di lavoro e miliardi di euro al sistema produttivo, con perdite stimate di 2 miliardi per la mucca pazza (2001) e di mezzo miliardo per il pollame con l’aviaria (2005). Per questo vanno subito adottate senza indugi misure già sperimentate con successo nel caso dell’influenza aviaria, a partire dall’obbligo di indicare la provenienza sulle etichette della carne di maiale al pari di quanto è stato già fatto per quella di pollo e per quella bovina. La Cia, Confederazione Italiana Agricoltori, conferma che in Italia, attraverso le autorità competenti, sono già scattate tutte le azioni per tenere sotto controllo la situazione e che non ci sono rischi per la salute. Le carni suine nazionali sono garantite. Gli allevamenti da sempre sono sottoposti a controlli sanitari e ciò permette una valida sicurezza sia animale sia alimentare.

Inoltre, dai Paesi dove si è sviluppata l’epidemia, rileva la Cia, non si importano né suini vivi né prodotti lavorati. Non solo. La zootecnia «made in Italy», come dimostrato ampiamente dalle vicende della Bse e dell’influenza aviaria, «è sempre più orientata alla qualità e alla sicurezza.

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