New York Mahmud Ahmadinejad incontra la stampa americana e coglie loccasione per usare toni aggressivi e in alcuni casi apertamente minacciosi.
Il presidente iraniano, che si trova a New York per partecipare allannuale assemblea generale delle Nazioni Unite, ha detto che gli Stati Uniti farebbero bene a «non immischiarsi nelle questioni interne dellIran e del Medio Oriente» ed è arrivato a parlare di un ipotetico conflitto tra il suo Paese e lAmerica: «sarebbe senza limiti», ha minacciato per poi avventurarsi in considerazioni allo stesso tempo impegnative e di disarmante superficialità. Gli Stati Uniti, ha sostenuto Ahmadinejad, «non hanno mai conosciuto delle guerre serie e non sono mai stati vittoriosi». Non contento di questa evidente sciocchezza ha poi scelto toni velatamente minacciosi aggiungendo che «gli Stati Uniti non comprendono nemmeno a cosa assomigli una guerra. Quando una guerra comincia non conosce limiti».
In una giornata che aveva evidentemente deciso di dedicare alle rodomontate, probabilmente a uso interno, Ahmadinejad è poi passato al suo cavallo di battaglia, lOlocausto degli ebrei nella Seconda guerra mondiale. Questa volta lo ha definito «un evento storico usato per creare il pretesto di una guerra». Poi ha aggiunto che porsi domande sullOlocausto non deve essere confuso con lantisemitismo. «Abbiamo il diritto di chiedere dove lOlocausto è avvenuto e perché deve il popolo palestinese continuare a soffrire per questo evento - ha osservato -. Io non sono antisemita. Sono antisionista».
Recatosi poi al vertice Onu dedicato al tema della povertà, ha sparato le sue ultime cartucce contro il capitalismo: sta morendo, ha dichiarato solennemente, ed è giunto il tempo di sostituirlo con un nuovo sistema economico. Che naturalmente non ha neppure tentato di descrivere.
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