Ahmadinejad rischia d'essere il nuovo Osama

Martin Van Creveld è un rispettato stratega israeliano, e ci guardiamo bene, dopo aver letto il suo pezzo sul Corriere della Sera di ieri, dal disprezzarne le tesi. Solo ci sembrano improprie e atte a armare la faretra dei pacifisti. Lo scontro è cominciato: anche La Repubblica il 21 pubblicava un pregevole commento di Renzo Guolo allo stesso scopo, ma con un punto di vista completamente opposto (una guerra con l’Iran sarebbe disastrosa), ma tendente alla stessa conclusione: lasciate stare Ahmadinejad. Guolo diceva: perché altrimenti davvero scoppierebbe quella guerra mondiale che si paventa. E invece Van Creveld: l’Iran non è pericoloso per nessuno, non c’è bisogno di attaccarlo. Ma chi ha mai ipotizzato di far guerra all’Iran? Ciò che si prende in considerazione ormai da parte di molte democrazie oltre agli Usa (Francia, Inghilterra) è cercare di danneggiare le strutture atomiche in costruzione.

Questo è un primo importante appunto allo scritto di Van Creveld e al senso comune per come si sta diffondendo oggi: non conosco nessuno che sostenga che l’Iran minaccia il mondo con una guerra convenzionale. Sono la prospettiva dell’atomica e la promozione del terrorismo che ne fanno un nemico da neutralizzare. Per cui, sostenere che l’Iran è poveramente armato, con tutto il rispetto per il professor Van Creveld, non inferisce affatto sul problema principale: quello della minaccia di Ahmadinejad più la sua bomba atomica. Non sarebbero usciti tanto allo scoperto gli americani, i francesi, gli inglesi sanzionando Ahmadinejad e l’esercito dei pasdaran e minacciando l’attacco senza informazioni precise. Se George Bush dichiara che all’Iran non sarà mai permesso di arrivare alla bomba, se Robert Gates, un tempo contro ogni intervento, ora afferma che «Washington non potrebbe fidarsi se l’Iran maneggiasse una responsabilità nucleare», se Sarkozy e Brown sono d’accordo vuol dire che il pericolo è imminente.

L’Iran non ci sembra per nulla ingenuo e male armato come sembra pensare Van Creveld neppure sotto il profilo dei missili. È vero che l’Iran ha anche armi molto vecchie, e che esse non sono particolarmente minacciose, ma come dice il professor Uzi Rubin, il maggiore esperto di missili iraniani, «l’Iran persegue uno dei più intensi sforzi missilistici del mondo e ne fa partecipe un blocco di “clientes” che comprende la Siria, gli hezbollah in Libano e Hamas a Gaza». L’Iran può usare migliaia di missili (modernizzati, modificati, clonati dalla Russia e dalla Corea del Nord) e di uomini in una guerra non convenzionale con nuove potenti armi. Questo è ciò che Guolo vede bene, senza tuttavia ammettere che lo schieramento individuato non si limiterà a reagire: è stato costruito per la guerra di conquista, e se non verrà fermato, agirà. Mi stupisce un po’ che Van Creveld, bravo stratega israeliano, non si dica preoccupato che il suo Paese sia alla mercè di missili in ogni angolo. Quando l’Iran parla di lanciare 11mila missili, non millanta. Dal reattore distrutto in Siria, si è visto che la collaborazione strategica fra Iran, Nord Corea e Siria è vivo e vegeto. Distruggere le centrali procurerebbe reazioni spaventose? Oggi si può pensare che come ha fatto la Siria, anche l’Iran potrebbe non rispondere. Se agirà, la risposta non ci è nota. Van Creveld sembra non credere che in genere vorrà mai scatenare l’ira di Israele; ma non si sa.

Di fronte alla speranza di procurare l’Armageddon invitando così il Mahdi, il messia sciita, forse la sicurezza del popolo iraniano conta ben poco.

Mapossiamo badare solo a ciò che facciamonoi. La prospettiva di Ahmadinejad è forte e realistica. Avreste mai detto che Bin Laden, quando dichiarava guerra ai crociati e agli ebrei nel 1998 avrebbe veramente attaccato New York? Oggi, è peggio.

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