Non bastavano i prezzi alla pompa in salita libera a rendere difficile la vita agli automobilisti. In questi giorni torna pure d'attualità un fenomeno mai definitivamente estirpato, cioè quello delle truffe nelle aree di servizio. Nei giorni scorsi in Campania, meno di un mese fa nella zona di Roma, i controlli della Guardia di Finanza hanno rilevato una serie di irregolarità mirate a evadere il fisco, ma soprattutto a pesare (indebitamente) sui portafogli degli ignari automobilisti. Già in questa prima fase, l'operazione «Pieno d'oro» dà un'idea di quali siano le proporzioni di questa truffa, che solo in questa ristretta zona si stima abbia portato a un'evasione di 20 milioni di euro e al furto, perchè di furto si tratta, di ben 25 milioni di euro dalle tasche di chi si è fermato anche solo una volta nelle dieci stazioni di rifornimento sotto sequestro.
Su scala nazionale le irregolarità sono infinite e di vario genere, dato che quando si parla di Iva e di accise le possibilità di guadagnare per chi ha pochi scrupoli sono numerose e lasciano ampio spazio alla fantasia. C'è chi attira i clienti indicando sui tabelloni un prezzo al litro inferiore a quello praticato alla pompa, chi versa nelle cisterne gasolio agricolo sottoposto a un regime fiscale meno pesante, e chi allunga i carburanti con additivi vari. A questo proposito: la furbata dell'acqua sembra essere quella meno usata, anche perché la presenza di umidità è rilevata con facilità dai sistemi di controllo delle auto di ultima generazione e il trucco avrebbe vita breve. Tuttavia la strada preferita dai gestori disonesti, che fortunatamente sono una minima percentuale, sembra essere quella più sicura, quella che sottrae gocce ormai divenute preziose di benzina o di gasolio, ai serbatoi dei clienti. Per mezzo di manomissioni dei sigilli e di dispositivi che alterano il sincronismo tra i display che indicano prezzo e quantità di carburante erogato, non è difficile fare i furbi e mettersi in tasca facili guadagni. In fondo si tratta solo di non essere troppo esosi e il gioco è fatto. Basta avere la compiacenza degli ispettori metrici, i funzionari addetti al controllo periodico, e si può trattenere la quantità desiderata. In pratica, con un'alterazione del 10 per cento, a un automobilista che fa, per esempio, 20 euro di carburante, entrano nel serbatoio 11,64 litri, invece dei 12,93 ai quali avrebbe diritto al prezzo odierno. Smascherare l'imbroglio però non è semplice.
Più facile invece scoprire linganno quando si decide di fare il pieno con l'indicatore del livello già in riserva. In questo caso la spesa riveduta e scorretta balza subito allocchio e a questo punto non resta che raccogliere le coordinate dell'area di servizio e richiedere l'intervento del 117 della Guardia di Finanza. Purtroppo non è questo il solo raggiro. Per chi è passato al gas, per esempio, non è nemmeno necessario alterare il sistema per guadagnare illecitamente, è sufficiente un piede premuto sul tubo, o una piega creata ad arte per impedire il passaggio di Gpl e metano. Ovvio che invece lo scatto progressivo dei numeri non subisce stop.
Trucchi che fanno apparire innocenti i tentativi di far sostituire le spazzole tergicristallo dopo avere strappato con un'unghia la parte tergente in gomma, per dimostrane l'usura altrimenti inesistente. Un vecchio sketch. Ma che, a quanto pare, non passa mai di moda.
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