Diavolo di uno Sgarbi. Fa pace con la Moratti e gli tocca cominciare a litigare con la famiglia Tebaldi. «Che ci posso fare - ripete -. Io provoco in quanto esisto». Cè da dire che, almeno questa volta, è difficile dire che se la sia cercata. Lunica colpa (se così si può dire) lintitolazione di uno slargo alla grandissima Renata, il soprano che il maestro Arturo Toscanini soprannominò «voce dangelo». Il problema? La collocazione. «Non è decorosa, non è un luogo adatto alla sua memoria», riporta Sgarbi le lamentele piccate degli eredi. «Ma io che ci posso fare? È in via della Guastalla, un luogo centrale e molto frequentato. Con del verde, una chiesa, bambini che giocano. Mica le potevo intitolare piazza Duomo. Chissà se fosse finita, come tanti, in una strada di periferia». E ora il dubbio. «Andare avanti comunque secondo il cerimoniale del Comune o mandare tutto allaria? Deciderò».
Intanto inaugura la mostra di fotografie del barone tedesco Wilhelm von Gloeden. «Ma quale scandalo - se la ride il giorno dopo larmistizio con il sindaco -. È unesposizione che vede il mondo gay in perfetta letizia». (...)
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