In fondo è una gran bella cosa. Soprattutto lungo le solitarie e infinite interstatali americane. Lo si imposta, si pigia il bottone e pensa a tutto lui. Da noi fa invece molto tecno, fa talvolta comodo, fa che spesso ci dimentichiamo persino di averlo perché le nostre strade sono piccine e cortine e strettine e non sempre risulta raccomandabile affidarci a lui. Lui il cruise control. Il pilota automatico. Che non è quello dell'Aereo più pazzo del mondo. Non è il bambolo gonfiabile del celebre film. È invece un congegno ormai presente su moltissime vetture di fascia media che in Italia viene utilizzato prevalentemente in autostrada. Unico luogo asfaltato che non sia cortino e strettino. Fino a poco tempo fa, benché si stesse ormai diffondendo, il pilota automatico ci risultava antipatico perché, da bravi italiani, siamo sempre un po' diffidenti verso le novità che riducono la nostra libertà decisionale. Un po' come successo negli anni Ottanta per il cambio automatico: «Io preferisco inserire le marce, sfrutto meglio il motore...» dicevamo. Salvo poi, molto poi, scoprirne l'enorme comodità. Ecco, per il cruise control stava allegramente accadendo la stessa cosa quando silenziosamente e subdolamente si è diffuso sulle autostrade non strettine e non cortine il Tutor. Il famigerato poliziotto elettronico su tralicci che calcola la velocità media a cui procediamo di tratto in tratto. Poliziotto a cui non si scappa. E così opplà, l'antipatico cruise control si è trasformato nella panacea di ogni male. Ora, chi ne è provvisto, appena imbocca l'autostrada, programma sul display la velocità giusta per procedere spedito senza sforare il limite dei 130. Cioè, alla fine, tutti scelgono i 133 all'ora perché calcolando la tolleranza dei contachilometri e degli autovelox e la rava e la fava così va bene e niente guai
Vero. Verissimo. Solo che il pilota automatico si sta diffondendo. Una volta era appannaggio di auto lussuose. Ora è un po' su tutte. Così l'altro giorno sull'Autosole la scena è stata surreale: stavamo viaggiando più o meno tutti a 133 all'ora quando ho deciso di sorpassare un tale con famiglia. Succedeva poco dopo Milano Melegnano. A Firenze nord non l'avevo ancora passato. Il tipo mi stava sempre a fianco. Velocità identica. Auto accanto ad auto. Ho pensato, accelero: ma davanti un altro andava a 133 all'ora. Ho pensato: rallento.
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