Airbus, costi doppi per l’A350

Ai ritardi nel completamento del superjumbo A380 si aggiungono gli errori nel progetto del bireattore

Andrea Nativi

da Milano

La vicenda dei ritardi nella produzione del nuovo colosso dei cieli, l’Airbus A380, il conseguente pesante impatto sui conti della controllante Eads, per non parlare dei pesanti sospetti sulle operazioni sui titoli delle società effettuate dai principali azionisti privati e dagli stessi top manager nei mesi scorsi servono a ricordare come l’industria aerospaziale sia un settore poco adatto ai deboli di cuore.
Ogni grande progetto aeronautico richiede scelte strategiche oculate, lunghi tempi di sviluppo, tecnologie avanzatissime, investimenti colossali, processi industriali straordinariamente efficienti, una eccellente gestione complessiva. Un errore in uno qualsiasi di questi campi può avere conseguenze devastanti sui conti e sul successo del prodotto. I problemi emersi nei giorni scorsi nella produzione dell’A380 sono tuttavia meno gravi di quanto sembri, anche perché arrivano dopo un precedente ritardo di 6 mesi causato da difficoltà tecniche. Il prodotto è valido, l’interesse del mercato forte. Tuttavia il punto di equilibrio finanziario del progetto si è spostato da 250 a oltre 270 aerei venduti.
In realtà sembra più grave la vicenda del nuovo bireattore A350, che a causa di errori di valutazione e scelte strategiche sbagliate rischia di arrivare sul mercato con un ritardo di 3-4 anni rispetto al concorrente Boeing B787 e richiedendo poi il doppio dei soldi previsti.
Per fortuna il carniere di Airbus è pieno di commesse e la domanda di nuovi aerei è sempre sostenuta, altrimenti sarebbero guai seri. E forse Airbus potrebbe evitare di affermare che lo sviluppo del nuovo aereo da trasporto militare A400M non incontrerà problemi di sorta. Intanto l’aereo è più pesante del previsto e, a sua volta, deve ancora volare. Quel che più stupisce è che ancora non siano rotolate teste importanti. Che azionisti di controllo e top manager di Eads sostengano di aver «scoperto» i nuovi problemi solo di recente appare sorprendente.

Se è vero, il sistema Eads-Airbus, la governance, i difficili equilibri tra anima tedesca e quella francese e le relazioni tra controllante e controllata davvero non funzionano. E tutto questo conferma quanto fosse difficile e pericoloso per l’Italia tentare un coinvolgimento diretto nell’azionariato di Airbus con una quota di minoranza pressoché insignificante. Oggi più di qualche anno fa.

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