Come aiutare il cuore stanco

Come aiutare il cuore stanco

Lo scompenso cardiaco è un vero flagello. É tra i problemi sanitari più rilevanti nei Paesi Occidentali: cresce il numero dei pazienti, tante le ospedalizzazioni, gravi le implicazioni economiche. La prevenzione ed il miglioramento delle cure hanno portato ad un calo delle malattie cardiovascolari e ad un miglioramento della prognosi, contribuendo per il 70% all'allungamento della vita media. Si cura l'infarto, ma aumentano i pazienti con insufficienza cardiaca che colpisce nell'Occidente l'1,5-2% della popolazione: dopo i 75 anni, ben il 7% delle persone ne soffre ed 15% dopo 84 anni. É una delle patologie croniche a più alto impatto sulla sopravvivenza e sulla qualità di vita. La mortalità è 6-7 volte più alta.
Parliamo di questa patologia con Lorenzo Menicanti, presidente della Società italiana di chirurgia cardiaca (Sicch), fondata nel 1967. Menicanti, 62 anni, nato ad Ivrea, è da anni direttore della seconda divisione di cardiochirurgia dell'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico San Donato milanese, un Centro internazionale punto di riferimento non solo in Europa, ma anche negli Stati Uniti, dove Menicanti è ben conosciuto e stimato.
«Nonostante l'ottimizzazione della terapia medica - afferma Menicanti - lo scompenso cardiaco spesso progredisce verso uno stadio terminale refrattario alle cure farmacologiche. Il trapianto cardiaco resta il trattamento prescelto,ma questa opzione è applicabile soltanto a pochi pazienti. Occorrono trattamenti alternativi. La resincronizzazione cardiaca, tramite l'impianto di un pace-maker bi-ventricolare, migliora i sintomi, la qualità della vita e la tolleranza all'esercizio. Tuttavia, oltre alla percentuale di pazienti non responsivi (fino al 30%), questi trattamenti sono inefficaci in presenza di tessuto cicatriziale quale esito di pregresso infarto miocardio. La rivascolarizzazione miocardica, la ricostruzione del ventricolo sinistro e la chirurgia riparativa della valvola mitrale rappresentano alcune delle possibilità offerte dalla chirurgia cardiaca, alternativa al trapianto. La ricostruzione del ventricolo sinistro (o rimodellamento chirurgico) , descritta per la prima volta da Cooley nel 1958, è stata ampiamente adottata nel mondo al fine di escludere il tessuto cicatriziale quale esito di pregresso infarto, ridurre il volume e ripristinare una forma fisiologica del muscolo cardiaco dopo l' insulto ischemico. Queste cure non portano tuttavia ad una rigenerazione del miocardico necrotico».
Quale è il risultato delle più innovative terapie di rigenerazione tissutale?
«Il trapianto di cellule in sede di pregresso infarto miocardico, al fine di indurre neoangiogenesi, ricostituire i cardiomiociti necrotici, e preservare la funzione cardiaca, sono le nuove frontiere della cardiochirurgia», precisa Menicanti aggiungendo che vi sono alternative promettenti alla tipica tecnica di trapianto cellulare, utilizzando biomateriali per modulare la riparazione cardiaca. Queste biosostanze, che includono colla di fibrina , collagene o alginato, possono essere iniettate direttamente in corrispondenza del miocardio infartuato per contrastare gli effetti negativi del rimodellamento postinfartuale.

Altri studi sperimentali sull'animale hanno dimostrato come matrice extracellulare (ECM) derivata dalla sottomucosa del piccolo intestino di maiale sia in grado di promuovere angiogenesi e rigenerazione di tessuto cardiaco quando utilizzata in forma di patch per riparazione del ventricolo destro o del setto interatriale».

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