Aiuti Fmi alla Grecia, Berlino pronta a dire no

Il pacchetto triennale di aiuti Ue-Fmi, per un massimo di 45 miliardi di euro, a favore della Grecia dovrebbe arrivare entro i primi dieci giorni di maggio. A Washington si conclude la sessione primaverile del Fondo monetario internazionale con una girandola di incontri, tutti centrati sul caso ellenico. E la sensazione che emerge è di una grande urgenza nel predisporre ed attuare il piano di soccorso. «Fmi, partner europei e tutti i soggetti coinvolti in questo sforzo finanziario hanno riconosciuto la necessità d’essere rapidi», conferma il managing director del Fondo, Dominique Strauss-Kahn, al termine di un faccia a faccia con il ministro delle Finanze di Atene, George Papaconstantinou. «Concluderemo - aggiunge - le discussioni in tempo per venire incontro ai bisogni della Grecia».
Il Fmi, annuncia Papaconstantinou, dovrebbe dare il via libera al piano entro i primi dieci giorni di maggio ed afferma convinto che «la Grecia è, e resterà sempre, un membro dell’euro». Il ministro delle Finanze esclude inoltre ogni ipotesi di ristrutturazione del debito pubblico (ad esempio un rinvio dei pagamenti); e sottolinea l’efficacia del piano di risanamento varato dal governo di Atene. «Gli investitori che speculano contro la Grecia perderanno la camicia», sostiene Papaconstantinou.
«È positivo che i negoziati Fmi-Grecia stiano accelerando», commenta il governatore di Bankitalia Mario Draghi. Tutti i ministri finanziari presenti nella capitale americana riconoscono che il fattore tempo è determinante. Il 19 maggio vanno a maturazione bond ellenici per 8 miliardi e mezzo di euro, e questa data rappresenta una sorta di «ultima chiamata» per gli aiuti internazionali. Ma i due big d’Europa, Germania e Francia, pongono precisi paletti. Berlino non intende firmare assegni in bianco. «I Paesi euro devono essere solidali, ma non compiacenti con Atene», chiarisce la francese Christine Lagarde. Ancora più puntuto il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble, che avverte: «Una forte ristrutturazione dell’economia greca è un assoluto prerequisito alla concessione di aiuti». «La Germania, come ogni Paese euro ha diritto di dire no», dicono fonti della Commissione Ue. E c’è chi, come il ministro delle Finanze canadese Jim Flaherty, dubita che l’ammontare del pacchetto Ue-Fmi sia sufficiente ai bisogni di Atene. I 45 miliardi valgono per il solo 2010, per il biennio successivo i negoziati sono in corso.
L’Italia conferma con convinzione il «sì» al pacchetto di aiuti. L’Europa, spiega il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, non è un condominio, dove si entra e si esce per propria scelta, anche se questo non significa che «chi fa casino non debba sostenere i costi ed ammettere le proprie colpe. Io - aggiunge polemicamente - il regolamento dei conti lo fare anche con chi ha fatto l’allargamento (dell’area euro, ndr) in questo modo». È miope, dice riferendosi ai paesi che recalcitrano sugli aiuti, dire d’avere un biglietto di prima classe quando si è a bordo del Titanic. In ogni caso, la crisi greca non sta avendo ripercussioni nella gestione del nostro debito pubblico. Tremonti ricorda che «la struttura dei nostri spread si sta muovendo nel modo ordinario, ed alcuni titoli a tre mesi sono stati piazzati a valori meno alti di altri».


Quanto all’economia reale, scrive il ministro nel suo intervento al Comitato finanziario del Fmi, l’Italia è riuscita ad evitare gli effetti peggiori della crisi ed ora «la ripresa appare avviata. L’economia sta recuperando ampiamente, in linea con il resto d’Europa».Un cenno, infine, alla tassa sulla banche proposta dal Fmi: «È tutto ancora molto indeterminato».

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