da Milano
LAida di Zeffirelli è dentro il teatro, ma lo spettacolo è fuori, in piazza della Scala. Non è più Radames, Roberto Alagna, ma è ancora battagliero. Così, alla vigilia della partenza, si è presentato alla recita di ieri sera, in osservanza al contratto che il Piermarini ritiene ormai carta straccia e ha profuso tutto il suo dolore per la sorte che lo allontana inesorabilmente dal teatro. «Addio, fiorito asil di letizia e damor» declama il tenore davanti a giornalisti, fotografi, telecamere e a un gruppetto di milanesi che gli si è stretto intorno. Canta come Pinkerton, lo sposo fedifrago di Madama Butterfly e non è chiaro se si tratti di un lapsus freudiano o se abbia dimenticato apposta il seguito, lo squallore e la fuga da vile di cui si pente il tenente americano.
Quel che è certo è che non ci sono suicidi né bimbi orfani, solo una guerra legale tra la Scala e il tenore con tanto di certificati medici («ho già fatto causa al teatro, la Decca vuole il dvd in cui canto io e non altri» racconta orgoglioso) e un gran battage pubblicitario che farà da scivolo verso il Festival di Sanremo e il nuovo disco di musica leggera in cui Roberto Alagna si esibirà in coppia con la moglie, il soprano Angela Gheorghiu. «Si chiama Schiavo damor, come sono io. A Sanremo canterò da solo, forse come ospite, ma poi inciderò insieme a Angela», racconta illuminato da un maglione turchese e unartistica sciarpa bianca. Difende la moglie dallaccusa di avere abbandonato un Don Carlos al Covent Garden: «Ma se lei era a Berlino per Romeo e Giulietta! Ha semplicemente rifiutato una proposta per il 2008 perché non si sentiva preparata. Io ho fatto la stessa cosa per un Attila alla Scala».
Ormai è una soap e tra i protagonisti cè il regista Franco Zeffirelli. «Mi ha chiamato per dirmi che mi vuole bene...» racconta Alagna. Si sente più che mai una vittima: «Sono stato abbandonato.
Alagna dà laddio cantando in strada
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