Politica

Alassio, il paese dove il sindaco vuole vietare anche le multe

Nella cittadina ligure sono già al bando i bikini per le vie del centro e i sacchi a pelo nei parchi pubblici. E ora il primo cittadino sollecita i vigili: «Chiudete un occhio con i turisti»

Federica Pelosi

da Alassio

Nella vita ci vogliono delle regole. Delle norme di comportamento chiare e precise da rispettare. Anche e soprattutto in vacanza, quando è più forte la tendenza a dimenticarsi delle etichette e del bon ton per lasciarsi andare ad atteggiamenti non sempre corretti. Lo sa bene Marco Melgrati, sindaco di Alassio, che, quasi a voler «tutelare» la propria cittadina dal consueto assalto dei turisti, ha fatto della «politica dei divieti» il suo cavallo di battaglia.
Da quello che impedisce ai vacanzieri di passeggiare in bikini o a torso nudo per le vie del centro a quello che dice no a chi vorrebbe bivaccare nei fioriti giardini della Città del Muretto. Che, però, da qualche tempo è stata piuttosto ribattezzata come «Città dei divieti». L’ultimo «alt» del sindaco ha come destinatari i vigili urbani, colpevoli di fare troppe multe ai turisti. «Si tratta di una questione di priorità e competenze - si affretta a precisare Melgrati -. Penso che i vigili dovrebbero occuparsi con maggiore attenzione di problemi più importanti, quali l’accattonaggio per le vie del centro o la lotta contro il commercio abusivo, invece di fermare le macchine sull’Aurelia solo perché hanno un faretto rotto o per controllare l’assicurazione. In più Alassio non ha certo una viabilità facile d’estate e possiede uno scarso numero di parcheggi, quindi invito a chiudere un occhio di fronte a una vettura posteggiata in uno spazio non proprio regolare ma che non dia fastidio a nessuno».
Che sia un modo del sindaco per farsi perdonare qualcosa dai sacrificati vacanzieri? «Assolutamente no - risponde deciso -. Non ho nulla da farmi perdonare. I turisti qui sono bene accetti e liberi di fare ciò che vogliono. Purché ciò non vada contro le regole della buona educazione. Andare a torso nudo o in costume in centro città mi sembra di cattivo gusto: non bisognerebbe essere costretti a vietarlo con un provvedimento, basterebbe il buon senso. Ma, purtroppo, non tutti ne sono provvisti. Poi chissà, se fosse una bella donna a girare in bikini potremmo chiudere un occhio». O spalancarne due, a giudicare dal suo ghigno beffardo.
Eppure non c’è molto da ridere, se una città turistica come Alassio, invece di essere considerata luogo di svago e divertimento, viene dipinta come un posto poco ospitale dove nulla è permesso... «Ma non esageriamo, non è affatto così - precisa il primo cittadino -. Vietare ad esempio ai padroni di portare i cani nei giardini pubblici, dove giocano anche i bambini, le sembra un divieto assurdo? Non è invece una questione di igiene? E bivaccare con tende e sacchi a pelo nei parchi le sembra elegante? Non esistono i campeggi per questo tipo di attività? Alassio è una città dove dovrebbe esserci più educazione, quello sì. Come succede in Svizzera o a Montecarlo, dove nessuno si sognerebbe di andare in giro a torso nudo. Ci sono regole che vanno rispettate ovunque e comunque, non crede?».
Il sindaco, comunque, non ci sta a far passare la cittadina del litorale di Ponente come un luogo di sole proibizioni: «Basta col dire che la nostra è la città dei divieti. Anzi, a livello di divertimenti, siamo una delle poche cittadine della Riviera che non vieta i concerti, al contrario permette il loro protrarsi fino a tarda notte. Alassio non è una caserma con severe regole da rispettare. È un luogo civile che accoglie a braccia aperte gente civile».

Provare per credere.

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