Gli albergatori bocciano il Comune. "È crisi, no alla tassa di soggiorno"

Allarme di Federalberghi: "Il 40% delle stanze sono rimaste vuote Prima di altre stangate Palazzo Marino renda attrattiva la città"

Gli albergatori bocciano il Comune. "È crisi, no alla tassa di soggiorno"

La «bassa stagione» si allunga. Gli alberghi fanno i conti con la crisi, che significa anche meno stranieri con la febbre dello shopping nel Quadrilatero o visite al Cenacolo e nei musei. Quest’estate è andata peggio del solito, gli arabi hanno disertato e gli hotel hanno dovuto «tirare giù drasticamente i prezzi, lanciare sconti e promozioni», parola di Federalberghi. Il turismo in città è più debole nel ponte di Pasqua, tra luglio e agosto, da fine novembre a metà gennaio quando ripartono le grandi fiere. I conti sul tasso di occupazione delle camere elaborati dall’Associazione albergatori di Confcommercio danno un quadro della situazione: negli hotel da 3 stelle in su, quelli per cui il Comune vuole introdurre la tassa di soggiorno e incassare dai turisti 10-20 milioni di euro all’anno, tra gennaio e settembre in media il 40,1% delle stanze sono rimaste vuote. Per i 12 superalberghi (da 5 stelle in su, il 3,83% del totale) la media di occupazione è stata del 52,6%, per i 120 hotel a 4 stelle (il 38,3%) del 65,8% e i 3 stelle (sono 119) hanno avuto un’occupazione del 61,1%. Dovrebbero salvarsi dalla tassa i turisti che soggiorneranno nei 2 stelle (sono 62, il 19,8%) e negli alberghi a una stella (73%). Ma Alberto Sangregorio, vicepresidente di Federalberghi Lombardia e presidente dell’associazione albergatori Confcommercio, avverte che sul dato va fatta una doppia considerazione, perché se l’occupazione è più o meno stabile rispetto al 2010 «non è un indice che le cose vanno bene, perché per mantenere quel tasso gli alberghi stanno applicando di giorno in giorno sconti e promozioni pesanti per venire incontro alla domanda. Il potere d’acquisto è diminuito». Un altro dato importante, sottolinea Sangregorio, è che il pernottamento rappresenta «il 20% della spesa del turista, se alziamo il costo risparmierà su cene, visite, shopping». Avvertimento al sindaco Giuliano Pisapia e in particolare all’assessore al Commercio Franco D’Alfonso (nella foto), che a breve riunirà il settore per discutere della tassa di soggiorno. Tempi non lunghissimi, visto che il provvedimento dovrebbe essere inserito nel bilancio di previsione 2012. Potrebbe essere calcolata sul numero di camere in hotel (dai 3 stelle in su) e non sulle persone che la occupano, per venire incontro alle famiglie. «Siamo già stati chiari, per noi la tassa va evitata - afferma il presidente -, anche perché avrebbe ricadute negative sull’indotto». Ma il Comune sembra deciso.

«Andremo al tavolo - prosegue - ma ci dovranno dire chiaramente il gettito e la destinazione dei fondi: sarà una tassa di scopo? Il Comune deve investire sul rilancio del brand Milano, creare eventi, iniziative, avere una strategia di medio-lungo periodo. E chi la gestirebbe? Trent’anni fa la tassa fu messa e poi tolta perché costava di più incassarla».

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