Cronaca locale

Albertini contro Tabacci e l’Udc «Sea, è tardi per cambiare idea»

«Qualcuno ha voluto pensare a voce alta. L’abbiamo ascoltato, ma l’accordo non si può cambiare». Tira dritto Gabriele Albertini. Usa cortesia, ma non molto altro per ribattere all’entrataccia a gamba tesa dell’Udc Bruno Tabacci che vorrebbe stravolgere la delibera per vendere il 34 per cento della Sea, la società controllata dal Comune che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa. Non più l’asta competitiva, ma la collocazione in Borsa, aveva chiesto il presidente della commissione Attività produttive della Camera. Niente da fare, replica il sindaco. «Non può essere stravolta una decisione perché una riflessione viene fatta con un tempo improprio rispetto al momento in cui doveva essere svolta». E, a conferma, ricorda come il segretario regionale dell’Udc Domenico Zambetti fosse «sempre stato invitato alle riunioni, ma non si è mai presentato proprio perché talmente d’accordo da non dover discutere alcunché». Avanti tutta dunque. «Per quanto mi riguarda - sottolinea Albertini - avevo già sottoscritto una puntualizzazione definitiva sulle modalità e i tempi di vendita, cioè entro luglio».
Una visione a dir poco ottimistica, viste le divisioni nel centrodestra e la risposta arrivata a stretto giro di posta. «Non ci può essere la tentazione di fissare un tempo massimo quando si può migliorare la qualità di una decisione da prendere - la replica piccata di Tabacci nelle vesti di commissario provinciale dell’Udc -. E poiché la delibera sulla vendita di Sea è all’attenzione del Consiglio comunale, quella è la sede in cui l’Udc fa valere le sue osservazioni. Sarebbe bene che Albertini ne tenesse conto». In particolare la valutazione del prezzo per Tabacci «deve considerare gli effetti sul settore del trasporto aereo degli eventi dell’11 settembre 2001, della capacità di recupero manifestata dal sistema, dell’esistenza di patti parasociali che aumentano il valore attuale della partecipazione minoritaria, dell’implicito aumento di potere negoziale che il socio al 34 per cento avrà qualora si decida ad aumentare la quota a disposizione dei privati, della strategia Alitalia che sposta personale da Roma a Milano». E così a Palazzo Marino il consigliere Udc Emilio Santomauro ha già pronti gli emendamenti. Con il principale che che chiede di tornare alla delibera del 2001 e «il collocamento in Borsa del 30 per cento delle azioni Sea» a un prezzo fissato «in un range compreso tra 9 e 10 euro per azione».
L’aula, intanto, boccia la richiesta di rinviare l’avvio della discussione a lunedì, dopo il pranzo del sindaco con i colonnelli della maggioranza, e l’assessore Mario Talamona comincia a illustrare la delibera. Cinquanta gli emendamenti già presentati dall’opposizione. «Non numerosi, ma sostanziosi» quelli già preparati da Forza Italia annuncia il capogruppo Manfredi Palmeri. «Non saranno eliminati, ma sicuramente rimodulati i patti parasociali - annuncia -. E poi vogliamo un parere di congruità sul prezzo base d’asta. Il sindaco dice che si può fare. Altrimenti appoggeremo l’emendamento di Santomauro che richiede la presenza minima di due offerte». «Adesso tutti parlano - sbotta Stefano Di Martino (An) -.

Un bel minuetto, ma vorrò vedere lunedì chi parlerà ancora».

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