ALCOL NO PROBLEM

È rimasta sulla carta l’ordinanza del prefetto Mosca che vietava, dalle 9 alle 23 di ieri, la vendita di bevande alcoliche e superalcoliche in coincidenza della partita tra Roma e Manchester United. Nei quattro municipi interessati dal provvedimento, il I, il II, il XVIII e il XX, i trasgressori si contavano infatti a decine.vellutato, corposo, armonico, retrogusto di vaniglia. Abbiamo fatto per tutto il giorno la spola tra il centro storico, i quartieri Parioli, Prati e Flaminio e gli immediati dintorni dello stadio. E la conclusione di questa piccola indagine è stata disarmante: man mano che ci si avvicinava all’Olimpico, era più facile acquistare una birra, una bottiglia di vino e, in alcuni casi, anche superalcolici.
Il viaggio comincia lungo via Veneto, dove già alle undici del mattino era facile notare nei bar piccoli gruppetti di tifosi inglesi, molti dei quali intenti a dissetarsi con il “nettare proibito” a base di luppolo e malto. Percorrendo via del Tritone in direzione via del Corso, saltavano all’occhio, sulla destra, i tavolini all’aperto di via del Nazareno, dove tra brindisi e sorrisi, turisti dai capelli biondi e gli occhi azzurri sorseggiavano boccali da un litro di bionde e rosse.
Solo al supermercato Gs di via del Bufalo erano molto più ligi e rispettosi dell’ordinanza prefettizia: c’era addirittura un addetto della sicurezza che controllava i sacchetti all’uscita. Ma è bastato comprare un cartone di Tavernello e confonderlo in mezzo a un paio di brik di latte, che il divieto è stato aggirato.
Guardando i tifosi che affollano i vari caffè del centro, Canova e Rosati di piazza del Popolo in testa, era poi evidente quale grosso vizio di forma abbia reso inutile l’ordinanza: bastava sedersi e si poteva bere di tutto e a volontà.
Oppure gli «hooligans» più assetati dovevano ingegnarsi un po’, allontanandosi dalle zone più trafficate e sorvegliate. Così, se il market Sisa di via Carrara lasciava a bocca asciutta tutti i clienti senza pietà, in un negozio poco distante ci hanno venduto una birra senza fare una piega. E in via Vico, girato l’angolo, le bottiglie di Peroni da 66 cl (magari scolate sul posto) erano l’articolo più gettonato.
Un po’ come al museo Explora, lungo la via Flaminia, o al “Caffè dei pittori” dall’altro lato della strada, dove in molti hanno ingannato l’attesa del fischio d’inizio sorseggiando cocktail multicolore e fiumi di prosecco.
Ma la vera sorpresa l’hanno riservata viale Pinturicchio e le viuzze circostanti, a due passi da piazza Mancini: ovunque si poteva acquistare una bevanda alcolica. In un’enoteca, «perché altrimenti oggi non avrei venduto niente», come ci spiega un negoziante stringendosi nelle spalle. In un alimentari, la cui unica precauzione è stata quella di chiederci di nascondere la bottiglia nello zaino o in una salsamenteria, dove però abbiamo dovuto consumare direttamente all’interno, tra carta igienica e detersivi.
A piazza Mancini, in un altro negozio di generi alimentari, di birra in frigorifero non se ne vedeva, ma è stato sufficiente chiedere e la titolare, dopo avere dato una furtiva occhiata in giro, ce ne ha incartato due esemplari. Caldi sì, ma con lo sconto.

Giunti sul lungotevere Maresciallo Diaz, zona off-limits non solo per gli alcolici ma anche per qualsiasi lattina o contenitore di vetro, almeno in teoria, bastava rivolgersi ai chioschi su quattro ruote schierati di fronte all’obelisco, allo Iusm e alle piscine del Coni per essere accontentati. Le casse da smerciare erano decine, tenute nascoste in un camioncino parcheggiato discretamente poco distante. Giusto per non dare nell’occhio e farsi beffe del divieto.

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